(Metal Blade, 2011)
1. Watch It Burn
2. Ruination Of The Lost
3. Shadows Of The Light
4. Eyes Of Black
5. Last Wish
6. Arise The War Cry
7. Equinox
8. Coming Of The Dark
9. The Fallen
10. Overcome
11. Disillusion
Attivi più che mai, nonostante siano sulle scene da ben tredici anni, tornano i “vecchietti” del metalcore: i bostoniani Unearth. Dopo i riscontri positivi da parte di pubblico e critica ottenuti coi precedenti lavori ( III: In The Eyes of Fire del 2006 e The March del 2008), alta era l’attesa per il nuovo album del combo americano, attesa che trova la sua fine con la pubblicazione dell’ultima fatica in studio Darkness in the Light.
Chi si aspettava un ritorno alle sonorità di The Oncoming Storm (il pezzo da novanta nella discografia della band) rimarrà in parte deluso. Gli Unearth infatti pescano a piene mani nel loro passato [aggiungerei “recente” allora!], riprendendo gli stilemi che li hanno resi famosi, incorporando elementi che richiamano band dai nomi più blasonati come i loro compaesani Killswitch Engage. Di questa band troviamo grande presenza all’interno di Darkness in the Light non solo a livello stilistico ma anche a livello umano: sono presenti intatti il chitarrista Adam Dutkiewicz in veste di produttore (come nei due dischi precedenti) e il batterista Justin Foley, recentemente assoldato dalla band, all’interno della line up. Le chitarre di matrice thrash e hardcore di Ken Susy e Buz McGrath trovano ampio spazio all’interno delle composizioni, con complessi riff e parti soliste articolate, sorrette a dovere dal drumming granitico di Foley e dal basso di John Maggard. Il disco funziona molto bene quando la band attacca a testa bassa come in “Eyes of Black” (che incita non poco a cimentarsi in un headbanging spezza collo) e “The Fallen”, che tra riff pesanti e respiri melodici ricorda da vicino la scena metal scandinava, ma risulta meno convincente quando si arriva all’ascolto di brani più melodici come la titletrack e altri brani come “Coming of the Dark”. Il calo di prestazioni è forse dovuto a un’eccessiva somiglianza con il sound dei Killswitch Engage, a volte al confine del plagio. Rischio ovvio (in quanto vi sono due membri coinvolti nella realizzazione di un album), e gli Unearth probabilmente non sono riusciti a raggirarlo; o forse è la conseguenza naturale di una ricerca sonora maggiormente votata al circuito mainstream per raggiungere un pubblico più vasto.
Alla fine dei conti Darkness in the Light è senza dubbio un buon disco, si nota come la band è riuscita a non scadere in un passo falso, sapendo metterci del proprio in parti melodiche, inedite a livello stilistico, seppur non molto ispirate. Sicuramente in futuro il five-piece di Boston saprà trattare meglio l’argomento melodia rendendolo adatto al proprio sound. Ci aspettavamo qualcosina di più personale è vero, ma il nuovo album si ascolta bene e questi “vecchietti” vanno decisamente promossi: respect!
Voto: 6,5