(Listenable Records, 2012)
1. Birds Of Sulphur
2. Sailing Into The Earth
3. Elements And Spirit
4. The Axe Of God
5. 5000 At The Funeral
6. Carved In The Wind
7. Varangian Paradise
8. Tribute Of Blood
Non è un mistero che il territorio francese sia ricco di realtà interessanti, ed a prova di ciò basterebbe pensare alla conferma internazionale dei Gojira o, in misura minore, ai risultati positivi raggiunti dal combo progressive death Hacride. Ma tra i nostri cugini d’oltralpe possiamo trovare band più che interessanti anche tra i non appartenenti ai salotti del mainstream, e qui per contenerci potremmo citare band di quasi-culto come Deathspell Omega e Blut Aus Nord, oppure gruppi minori come i talentuosi Eryn Non Dae. ed i Celeste che, per quanto noti, rimangono però progetti perlopiù legati all’underground o comunque fruibili da una ristretta nicchia di ascoltatori.
In merito ai potenziali prodotti da esportazione, da qualche anno a questa parte in campo death metal la Francia può sicuramente farsi fregio di una realtà solida e capace come i Gorod, giunti con il nuovo A Perfect Absolution al traguardo del quarto studio-album, sancendo il loro debutto su Listenable Records dopo la militanza in Willowtip.
A Perfect Absolution si colloca un gradino al di sopra del suo predecessore Process of a new Decline, di cui riprende lo stile fortemente progressivo, ed è un chiaro manifesto di come i dettami stilistici introdotti anni or sono da Death, Atheist, Cryptopsy e dai Cynic di Focus siano stati assimilati alla perfezione. Niente di nuovo in sostanza, ma tanta abilità nel rimaneggiare quanto è già stato detto: la band ha ormai compreso come dare originalità alle proprie composizioni, imprimendo il proprio trademark senza scadere nella banalità. Infatti, pur essendo legati ai grandi nomi degli anni Novanta, i Gorod seguono un approccio spiccatamente moderno, parafrasando le lezioni impartite dalle bands di cui sopra in un’ottica vicina a quella di gruppi come Obscura, Necrophagist ed in parte anche dei The Faceless (il cui chitarrista e mastermind Mike Kenee esegue un solo di chitarra in “The Axe of God”). Negli otto brani che compongono A Perfect Absolution la tecnica esecutiva eccelsa dei singoli musicisti va di pari passo con attimi più brutali ed altri più melodici, in una commistione di elementi pressoché perfetta a testimoniare le qualità della band in materia di songwriting pur pagando, ahimè, un solo difetto: l’assenza di quel qualcosa in più per entrare nel club dei grandi.
Questo A Perfect Absolution ha la capacità di scorrere facilmente senza annoiare l’ascoltatore, grazie anche all’indovinata costruzione/durata dei brani, i quali risultano dinamici nel loro essere intricati e non tanto lunghi da risultare pesanti o comunque di difficile assimilazione. I Gorod ormai sono una band perfettamente collaudata alla quale non servono conferme, ma se avessero quel guizzo di genio in più rischierebbero seriamente di scrivere dischi fenomenali.
7.5