(Profound Lore Records, 2012)
1. Atra Mors;
2. Descent into Chaotic Dream;
3. A Tenebrous Vision;
4. Grim Eloquence;
5. An Extrinsic Divide;
6. Requies Aeterna;
7. The Unechoing Dread;
8. Into Aphotic Devastation.
Forti di una carriera quasi ventennale e di un sound comunque riconoscibilissimo anche all’interno di un genere difficile come il funeral doom, gli Evoken sono uno dei nomi di punta del genere, uno di quei gruppi che al quinto album in studio riescono a mantenere una personalità unica anche quando si trovano a dover fare i conti con altri nomi storici (Esoteric e Mournful Congregation, usciti lo scorso anno). Antithesis Of Light è unanimemente considerato il loro capolavoro, forte di un senso di oppressione incredibile e di influenze death perfettamente incastonate nel songwriting; il successivo A Caress Of The Void sposta le coordinate nuovamente verso lidi più vicini agli esordi, in particolare a Quietus, ma non per questo risulta essere meno valido.
Atra Mors esce per Profound Lore Records (quasi sempre sinonimo di alta qualità) ed arriva a distanza di ben cinque anni da A Caress Of The Void, con giusto uno split con gli svedesi Beneath The Frozen Soil fra i due album. La copertina, opera di Robert Høyem che già aveva lavorato con la band, lascia presagire da subito quali sorprese potrebbe riservare questa uscita: desolazione, isolamento e solitudine sono le prime sensazioni che vengono in mente. E questo è quello che Atra Mors trasmette. Meno vocals in pulito, che al sottoscritto ricordano e ricordavano (l’inizio di “Descent Into Chaotic Dream” per esempio) i primi My Dying Bride, rispetto al passato e un vastissimo uso del growl rendono il disco più cupo rispetto al precedente, oltre a passaggi colmi di tastiere e accelerazioni vicine al death sono gli elementi principali dell’album. Influenze death che già da “In Solitary Ruin” avevano una propria dimensione e che qui vengono riproposti in più momenti, come nella già citata “Descent Into Chaotic Dream”, in “An Extrinsic Divide” o nell’assolo di morbid-angeliana memoria in “Grim Eloquence”. Si può forse obiettare una certa monotonia di fondo, ma qui si parla di funeral doom e di un disco che sembra strizzare l’occhio più al passato della discografia degli Evoken che alle ultime due uscite. Purtroppo lo storico chitarrista Nick Orlando (già negli ottimi Funebrarum) pare non essere più stabilmente in formazione, ma contribuisce ancora pienamente al songwriting; menzione d’onore anche per John Paradiso, ormai una sicurezza col suo cantato sin dalle primissime uscite.
Ennesimo centro quindi, per un disco che si inserisce a pennello nella carriera del gruppo e che diventa difficile riassumere in un brano più rappresentativo di altri: Atra Mors è un’immersione totale di poco più di un’ora nel mondo degli Evoken, un mondo decisamente ostico ed opprimente (in senso diverso rispetto agli Esoteric, pur proponendo lo stesso genere) da cui diventa davvero arduo uscire. A recensione ultimata si legge che alcuni ascoltatori lamentano problemi di mastering in questo album (ovviamente non si parla delle versioni disponibili online) a cui il gruppo stesso vorrebbe porre rimedio; personalmente non mi addentro nella questione, è meglio lasciar giudicare chi ne è più esperto.