(Debemur Morti Productions, 2012)
1. Epitome XIV;
2. Epitome XV;
3. Epitome XVI;
4. Epitome XVII;
5. Epitome XVIII
Fautori di una delle evoluzioni musicali più impressionanti degli ultimi tempi, i francesi Blut Aus Nord tornano alla ribalta per chiudere definitivamente la trilogia 777 con quest’ultimo capitolo, Cosmosophy. Partiti dall’essere un ottimo gruppo black metal, negli anni hanno virato verso soluzioni decisamente non convenzionali, affondando sempre più il proprio sound in suggestioni industrial ma lasciando che la componente black iniziale non svanisse assolutamente. Come lo scorso anno, il 2012 vede la mente di Vindsval assai produttiva, tanto da rilascia sia What Once Was…Liber II (ep di due brani, il secondo dei quali clamoroso) per chiudere il discorso iniziato due anni fa, sia 777 – Cosmosophy che ci apprestiamo ad analizzare, per quanto sia umanamente possibile.
Musicalmente ci troviamo di fronte alla logica prosecuzione di The Desanctification: la violenza e la brutalità di 777 – Sect(s) vengono lasciate da parte per favorire un approccio più intimista e profondo, in cui ovviamente sono ancora i Godflesh a farla da padroni. L’aspetto meccanico e de-umanizzante delle uscite precedenti lascia il posto a lati dal sapore più epico ed abissale, in cui sono le inusuali linee vocali a farla da padrone. Uno degli aspetti più particolari di 777 – Cosmosophy è proprio l’uso della voce in pulito che, lasciandosi alle spalle l’acido scream a cui eravamo abituati, riesce a conferire a tutto l’album un fortissimo senso di ineluttabilità e desolazione, come se questo conclusivo capitolo fosse proprio la fine effettiva di qualcosa; in questo senso verrebbe quasi da paragonare il disco ad una specie di apocalittica colonna sonora, per quanto in certi punti sia davvero difficile digerire questa scelta vocale (“Epitome XVII” per esempio). Continue dissonanze e sovrapposizioni di chitarra, sperimentazioni ai synth e linee di batteria in pieno stile Blut Aus Nord sono caratteristiche anche di questa uscita, ma Vindsval e soci riescono comunque a sorprendere: “Epitome XV”, col suo inizio sincopato quasi Dälek, esplode in un delirante e travolgente finale degno dei migliori Arcturus in versione ancora più tragica e da fine dei tempi.
Non è mai facile scontrarsi coi Blut Aus Nord, si rischia di gridare al capolavoro o di liquidarli troppo in fretta e questo disco non fa eccezione. La complessità insita nelle strutture e nei brani di 777 – Cosmosophy è davvero notevole e indice di una nuova via che il gruppo probabilmente intende seguire, ma la scelta di usare linee vocali così particolari rischia di penalizzare tutto il lavoro che vi sta dietro (alla lunga potrebbero diventare stucchevoli), per quanto chi scrive si sia abituato con gli ascolti a questo aspetto. A caldo il giudizio complessivo è quello presente di seguito, ma siamo consapevoli che col tempo potrebbe inesorabilmente cambiare.