Seppur con un certo ritardo sulla tabella di marcia possiamo finalmente regalarvi l’intervista che siamo riusciti a strappare ai norvegesi Manes, autori dello splendido Be All, End All. Rispondono alle nostre domande l’introverso ma cortese Tor-Helge Skei (THS nel testo che segue) e il meno brillante Torstein Parelius (TP), che ci hanno fornito interessanti retroscena e curiosità su questo piccolo gioiello di musica sperimentale.
Ciao ragazzi, benvenuti su Grind On The Road. É un piacere potervi intervistare. Sono passati ben sette anni dal vostro ultimo album, How The World Came To An End; come mai Be All, End All ha richiesto così tanto tempo per vedere la luce?
THS: Per svariate ragioni.. e non tutte queste dovrebbero essere rivelate pubblicamente.. l’importante è che siamo tornati.
TP: Le cose richiedono tempo. Sono felice che sia uscito, sono soddisfatto del risultato e adesso non vedo l’ora di lavorare su qualcosa di nuovo..
Prima che cominciamo a parlare della musica in sé, vi piacerebbe descriverci cosa significhi la copertina? Personalmente, mi piace pensare che sia una rappresentazione delle diverse anime contenute nel disco e dei multipli scenari che la vostra musica è in grado di evocare. Cosa ne pensate?
THS: Volevamo realizzare qualcosa di diverso rispetto a quanto fatto in precedenza, e anche tendere a qualcosa di maggiormente artistico rispetto al solito. Normalmente, “l’arte” contenuta nelle cover è una cosa assolutamente noiosa e senza senso, non c’è arte nel vero senso del termine.
TP: Abbiamo lavorato sul concept insieme all’artista Ashkan Honarvar, fornendogli indicazioni in merito alla natura – diciamo “concettuale” – della nostra band, i nostri piani iniziali per l’album, che doveva essere in qualche modo in contrasto con “How The World Came To An End”, e qualche pensiero sui differenti argomenti che abbiamo messo insieme nel nostro bagaglio musicale e lirico. Lui ha elaborato ciò mescolando tutti i vari elementi, andando molto al di là di quanto ci aspettassimo. Potremmo dire che l’edizione pyramid dell’album sia la versione che renda realmente giustizia alla sua idea artistica, ma a mio parere è molto bello in tutti i formati!
Rappresentate senza ombra di dubbio una delle realtà musicali più originali che io abbia mai ascoltato. Nella vostra musica ho scorto tracce di art rock, ambient, trip hop, rock psichedelico e un po’ di metal qua e là. Cosa vi porta ad includere così tante influenze differenti tra di loro nella composizione dei brani?
THS: Nulla in particolare, davvero… siamo solo molto attenti a NON interessarci di ciò che la gente si aspetta, e a non pensare ai tanti dogmi così diffusi nella musica, in particolar modo nel metal… Ascoltiamo un sacco di materiale diverso e prendiamo idee ed ispirazione da qualunque cosa e li portiamo dentro ai Manes… Manes è la combinazione di tutti noi, niente di meno, niente di più..
TP: Non mi viene in mente neanche un singolo istante in cui uno di noi abbia preso una qualsivoglia influenza da un genere e abbia provato ad inserirlo nella nostra musica. Non lavoriamo così. Non è che diciamo “Proviamo ad aggiungere un po’ di dubstep a questa dolce melodia..”. È solo una grande mescolanza frutto di noi tutti che lavoriamo sul materiale, aggiungendo o togliendo elementi man mano che avanziamo, cercando sempre di migliorare la musica – senza spingere verso una specifica direzione.
Cosa mi dite del ruolo compositivo all’interno della band? Dipende totalmente da uno solo di voi o è equamente distribuito tra ogni membro?
THS: Io realizzo la maggior parte degli “spunti iniziali”, ma anche Eivind se ne esce ogni tanto con dei riff di chitarra spesso fenomenali… Poi tutti insieme modifichiamo ed intrecciamo il tutto in qualcosa che pensiamo sia interessante e ci attragga.
Anche se le tracce sono totalmente differenti tra di loro ho notato molta malinconia nel songwriting, o mi sbaglio? Penso che, differentemente dai vostri scorsi lavori, questa volta la composizione sia più triste e particolarmente imbastardita di trip hop, non solo per il suono in sé, ma anche per l’umore. C’è per caso un concept che lega ogni traccia?
THS: Non del tutto. Tralasciando il fatto che finché ci sono le stesse persone dietro alla musica è inevitabile che ci siano delle similitudini, io personalmente non sopporto la musica felice. La odio completamente, pertanto faccio l’esatto contrario – mi concentro sul lato oscuro e ciò probabilmente si riflette nella nostra musica.
TP: Non c’è nessun concept, assolutamente. O forse c’è. Abbiamo qualche grosso pensiero che forma delle scure nubi su qualsiasi cosa rilasciamo. Per questa volta il “concept” iniziale iniziò a formarsi quando incominciammo a lavorare sull’album nel 2007. Avevamo una tale mole di materiale (in svariate forme e svariati formati) quando partimmo a realizzare How The World Came To An End che abbiamo fatto due grossi “secchi” per infilarceli dentro: uno di questi è diventato How The World… e l’altro era il punto di partenza per Be All, End All. Volevamo che si differenziassero sotto molti aspetti. Tra le altre cose abbiamo visto How The World… diventare particolarmente introspettivo, a causa di un intenso tipo di oscurità che probabilmente risiedeva in noi personalmente. Così, volevamo rendere Be All, End All più spirituale, o perlomeno trans-mondano.
Pensando alla vostra personale evoluzione vi ho comparati ad altri progetti “simili” come Ulver o ai nostri connazionali Thee Maldoror Kollective. Pensate possa essere corretto definirvi simili anche se le coordinate del vostro suono sono differenti? Considerando anche che tutti voi avete iniziato suonando black metal nei primi anni di attività…
THS: L’unica similitudine che posso notare è il cambiamento lungo il tempo, e non tanto rispetto per i comuni generi e ‘regole’…
TP: Non so perché certi paragoni debbano essere necessari o rilevanti. Nessuna offesa a te personalmente o ad ognuna delle due band citate, ma penso mostri limitate basi di riferimento.
Cernunnus ha preso parte all’album dei Manii nel 2013, pertanto ciò che vorrei chiederti è… qual’è la relazione tra Manes e la musica metal oggigiorno?
THS: Non ho solo solo “preso parte” bensì ho realizzato tutta la musica e suonato gli strumenti. Volendo, potresti dire che è un modo per separare le idee metal da quelle non metal. Ho sempre desiderato che il progetto Manes andasse verso una direzione non metal, ma avevo qualche riff e qualche idea per le chitarre, così ho deciso di usare queste idee in un altro progetto, Manii appunto, in modo tale che Manes potesse essere più libero.
State già pensando ad un nuovo disco? Se è così, come pensate che suonerà?
THS: Si, e a mio parere questa è sempre la parte più bella, ritrovarsi insieme nuovamente come band. Rilasciare Be All, End All è stato necessario per disfarsi di un bagaglio che cominciava a diventare pesante, cosicché potessimo (ri-)partire da zero.
TP: É la composizione di roba nuova la parte figa di tutto ciò. Creazione.
Parlando di musica sperimentale magari questa domanda potrà suonare un po’ strana, ma Manes ha raggiunto il suo picco artistico o questo dev’essere ancora scritto?
THS: “Picco artistico” vorrebbe dire avere un obiettivo preciso, o un posto dove vorremmo essere, giusto? E fintanto che non abbiamo visioni o piani di questo tipo, non c’è un “picco” da raggiungere. La popolarità non è mai stata il nostro obiettivo, il nostro scopo come band è soltanto l’esplorazione musicale ed artistica. Penso che abbiamo toccato solo qualche piccolo frammento di ciò che sarebbe possibile: c’è così tanto da fare, da sperimentare, da provare… Perciò, rispondendo alla tua domanda: no.
TP: Questa è la classica domanda da “industria musicale”, no? Non saprei bene che rispondere, pertanto direi che la mia risposta sia “no” dal nostro punto di vista e “sì” e/o “no” per chissà chi altro. Chi se ne frega.
Siamo alla fine dell’intervista. Vorreste dire qualcosa ai vostri fan italiani? Vi vedremo on stage dalle nostre parti? Grazie mille per il tempo dedicatoci.
TP: Grazie per il tuo tempo e scusa se a volte sono un po’ brusco. Be All, End All è disponibile in vinile e in cd presso Debemur Morti Productions. Lo trovate su Bandcamp qui: http://dmp666.bandcamp.com/album/be-all-end-all.
Seguiteci su facebook.com/manes.no e su twitter.com/manesofficial.
Saluti!