(Autoprodotto)
1) VII
2) n
3) III
I Deveikuth arrivano dalla Francia e debuttano con un full-length intitolato VII n III, autoprodotto e rilasciato in cinquanta copie. Ciò che ci troviamo davanti è una creatura strisciante e schifosa fatta di funeral doom, drone e noise che non ha compassione per nessuno, composta da tre tracce dalla lunghezza eterna, rispettivamente diciotto, diciassette e venticinque minuti, una durata che certo non aiuta l’ascoltatore a reggere la lenta e oppressiva proposta emanata dal trio.
All’interno troviamo feedback rimbombanti, dilatazione dei suoni, stordenti riff roboanti, voci sgraziate e disperate che dettano un passo lento e funereo per accompagnare l’ascoltatore nei luoghi del dolore e della sofferenza. A volte possono ricordare i Moss, per via della nera lentezza che caratterizza anche la musica dei francesi. I nostri sensi sono messi a dura prova per tutto il lavoro, in particolar modo nell’ultima traccia, che dura veramente troppo per cercare di restare lucidi ed in piedi, complici anche gli inserti, davvero notevoli, di quel drone friggente e stordente tanto caro ai Sunn O))) che funge da sedativo e allenta giro dopo giro il battito cardiaco, innescando la dilatazione delle pupille.
In sostanza abbiamo davanti una band minimale e pesantissima, che con questo album cala un nerissimo sipario davanti alla faccia dell’ascoltatore e trae la sua forza da un dolore tangibile che prende piede e sfocia in dramma. Un’inquietante rappresentazione di malessere in musica.
7.5