(Bloody Sound Fucktory, 2015)
1. Porkediem
2. Porkeria
3. Porkasmatron
4. Porkona
5. Porkemon
6. Porkimede
7. Porkata
8. Porkobot
9. Porkenstein
10. Porkastica
11. Pork Vader
12. Porkangelogabriele
Chi segue attentamente le avventure dei tre messaggeri di MoRkObOt si sarà già imbattuto negli Zolle, duo composto da Lan (“sotto la falsa identità umana” di Marcello) alla chitarra e Stefano alla batteria e percussioni varie. Sarebbe però ora che questo nome giungesse ad un maggior numero di orecchie, perché, se già col debutto omonimo avevano dimostrato un gran buon gusto per il rock, col nuovo Porkestra gli Zolle dimostrano di fare sul serio, per quanto si sforzino di ostentare la loro rozzezza.
Quella degli Zolle è una formula primitiva; in altri ambiti si userebbe il termine roots, ma questi le radici se le magnano, come mangiano il maiale, protagonista indiscusso dell’opera, e tante altre prelibatezze (finalmente un disco per il quale ci si può sbizzarrire con le metafore culinarie senza sentirsi poveri d’idee). Il loro è un sound onnivoro, che parte certamente dal metal e che sconfina spesso in territori math rock: la vera qualità di Marcello e Stefano è quella di saper semplificare una formula solo apparentemente lineare, resa altamente digeribile dalla loro grande capacità di sintesi.
Anche la tracklist è costruita a regola d’arte: nei dieci minuti iniziali si viene sommersi da una tale quantità di stimoli diversi che diventa quasi difficile decidere se seguire il ritmo scapocciando o sculettando (in pezzi come “Porkeria” noi propendiamo per la seconda opzione). I ritmi più compassati di “Porkimede” spezzano idealmente a metà il disco, ma l’attenzione resta sempre alta e tra sbalzi d’umore, citazioni autoironiche e qualche suggestione psichedelica (dire che del maiale non si butta via niente a questo punto è troppo facile, vero?) l’esaltazione iniziale lascia spazio ad un senso di stordimento altrettanto soddisfacente.
Gli Zolle insomma continuano a divertirsi un mondo a far la parte degli zoticoni, ma se ascoltando il primo disco eravamo propensi a dar credito alle loro modalità di autorappresentazione, con Porkestra l’immagine che si sono cuciti addosso i due buontemponi comincia a vacillare. Noi stiamo volentieri al gioco, consci del fatto che questa non è solo una band messa su per gioco ma un progetto serio e da tenere d’occhio, ormai una regola per tutto quello che esce dall’universo Morkobot; ché da quelle parti sanno quel che fanno in ogni campo, come dimostra anche l’artwork molto azzeccato, a cura di Berlikete ed Eeviac.
Porkestra è un disco da ascoltare a ripetizione. Noi dopo parecchi ascolti non siamo ancora sazi.
7.5