(E1 Music ,2015)
1. The Black Pot
2. Carcosa
3. The Sunless Years
4. Slave the Hive
5. The Falconist
6. The Dark Side of the Compass
7. The Cave
8. Luminiferous
9. The Lethal Chamber
Difficile crearsi delle aspettative sulle uscite riguardanti gli High On Fire. Stiamo parlando di una band ormai leggendaria che suona ottimamente sin dagli anni novanta, ma che in questo ultimo decennio, per colpa di uno stile sì personale ma troppo ripetitivo, è sprofondata in una palude dalla quale non sembra uscire. Anche in questo ultimo album intitolato Luminiferous, infatti, il trio di Oakland ci propone in dosi massicce la loro ormai consolidata miscela esplosiva di metal, stoner e doom, ripresentandoci un suono che per quanto sia di grande impatto rischia a lungo andare di rendere le loro opere anonime.
Nonostante questa ridondanza è veramente difficile non rimane coinvolti dal sound degli High On Fire. Cosa dicevano gli Stones? I know, it’s only rock ‘n roll, but i like it… ecco, forse dovremmo guardare a Matt Pike e soci come portatori di tanto divertimento e tanto ritmo senza il cruccio di chissà quali sperimentazioni di sorta. Il loro compito è quello di farsi valere per quello che sono, rozzi metallari che parlano direttamente alla propria fan base, uno zoccolo duro in cerca di riff potenti che facciano scuotere la testa. In questo Luminiferous ha tutti gli argomenti validi per accontentare gli aficionados che cercano negli High On Fire dei veri maestri del rock ruvido e martellante.
Fedeli alla linea, ritroviamo il loro groove tipico in pezzi come “The Black Pot”, con cui aprono l’album, ed a ruota su “Carcosa”, “The Falconist” e “The Dark Side of the Compass”, che viaggiano su coinvolgenti e saturi suoni di derivazione stoner con il loud a pieno regime. “Slave The Hide” e “Luminiferous” deviano invece verso un veloce thrash metal fatto di assoli nervosi; infine c’è anche posto per una semi-ballata intitolata “the Cave”, che alterna ritmi lenti ad esplosioni metal in cui Matt Pike sfoggia splendidamente la sua graffiante voce.
Tralasciando quindi un irritante senso di deja vu che a volte colpisce l’ascoltatore Luminiferous fila liscio come l’olio e sa farsi apprezzare per la sua buona produzione ed esecuzione: si tratta in sintesi di nove tracce godibili che non vanno ad aggiungere nulla di epocale alla carriera degli High On Fire ma che si lasciano ascoltare con piacere, tanto che potrebbero rimanere nel vostro lettore per ben più di un fugace ascolto.
6.5