Abbagliata dai fasti delle coste, degli yacht e del turismo milionario, la Sardegna è una terra che – come e più di altre regioni italiane – cela nelle proprie trame una storia antichissima, misteriosa e affascinante. Dalle tradizioni carnevalesche, intrise di millenari riti pagani, alle vicende delle civiltà nuragiche, fino all’eccezionalità linguistica e archeologica del territorio, l’isola è pregna di suggestioni per svariati campi di interesse. Per raccogliere e narrare queste singolarità, traducendole in musica estrema, è venuto a crearsi una scena regionale di band che fanno della sardità la propria bandiera: al suo interno è possibile collocare i Losa. Nato dalle ceneri degli Accabbadora, e rappresentandone un’ideale prosecuzione, il quartetto propone un black metal interamente cantato in lingua sarda, arricchito dall’elemento caratteristico del cantu a tenore, la via isolana al throat singing. L’EP d’esordio Mastrucatum, pubblicato lo scorso marzo come autoproduzione e di recente ristampato in edizione limitata da Third-I-Rex, nonostante la stringatezza si propone come un valido biglietto da visita che esprime concretamente la caratura della band.
I due brani inediti contenuti nell’EP, “Mastrucatum” e “Losa (Mastrucatum II)”, suonano come un concentrato di black metal evocativo e ancestrale che raccoglie in primis dalla scuola norvegese. Le voci apportano una sostanziale varietà alla materia sonora: quelle canoniche, che spaziano tra scream classico e un cantato sporco dall’impronta narrativa, sono interpretate al meglio e donano carattere al sound generale, ma è il lato più folk a rappresentare la chiave di volta, di quelle che segnano in maniera indelebile la cifra stilistica di una band. Le tecniche coristiche e del cantu a tenore si intersecano con gli elementi classicamente metal, ibridandosi e generando una creatura nuova: non è un caso che il concept dei Losa, per quanto ci è possibile capire dai testi, riguardi proprio la metamorfosi, l’uomo che si fa bestia, la giustapposizione di essenze e di anime. Con questi mezzi la band riesce a far proprio un classico dei Moonspell, l’epica “Alma Mater”, che suona così genuina che pare uscita dalla penna dei sardi, eppure proviene da altre storie e altri contesti: ascoltare per credere.
Certo, il minutaggio di Mastrucatum è fin troppo ristretto per elaborare un giudizio che sia esaustivo, ma non trattandosi di una band di esordienti (oltre ai trascorsi negli Accabbadora si registrano militanze in Progenie Terrestre Pura, Simulacro, Anamnesi) e considerando l’attenzione rivolta ai particolari – i testi, l’enigmatica copertina – oltre alla già apprezzata qualità dei contenuti, c’è da sperare che i Losa sapranno imporsi come un’importante realtà del nuovo black italiano. Talvolta per scovare la novità basta guardarsi alle spalle.
(Autoproduzione, Third-I-Rex, 2018)
1. Intro
2. Mastrucatum
3. Losa (Mastrucatum II)
4. Alma Mater (Moonspell cover)