Con il nuovissimo ep Spawned Abortions (qui la nostra recensione), uscito per Unholy Anarchy, i deathster Hierophant, adesso un trio, sono tornati nuovamente in campo. Noi gli abbiamo fatto qualche domanda, buona lettura!
Ciao ragazzi, bentornati su Grind on the Road. Dopo i cambi alla line up dell’anno scorso quanto vi ci è voluto per riprendere le fila degli Hierophant e come ve ne siete usciti?
Ciao! In realtà il cambio line-up, per quanto duro da digerire, era la cosa più intelligente e onesta da fare ed è stato vissuto molto serenamente. Fabio ha sempre orbitato in un certo senso attorno a questa band e il suo inserimento è stato decisamente veloce. È un professionista e questo ha reso la rimessa in gioco davvero agevole.
Com’è stato ritrovarvi a lavorare come trio?
Ammetto non sia stato facile, soprattutto per me, in quanto mi sono ritrovato ad eseguire quello che facevano due chitarre, da solo. Con qualche escamotage credo di essere riuscito nell’impresa ma non nascondo che, per quanto il power trio come impatto visivo e coesione musicale sia unico, tal volta sento la mancanza di una seconda chitarra. Magari nel futuro troveremo una soluzione qualora questa carenza diventerà un reale problema.
L’EP Son of the Carcinoma aveva anticipato l’uscita di Great Mother: Holy Monster, Peste era stato anticipato dal singolo di Inganno, ecco con Spawned Abortions si direbbe che siate in dirittura d’arrivo per lanciare un nuovo full length. Potete darci qualche informazione?
Mi piacerebbe poter dare qualche informazione concreta ma mi limito col dire che stiamo scrivendo musica nuova. Al momento non ci sono né date d’uscita né scadenze. Vogliamo prenderci il tempo necessario, senza rispettare le frenetiche tempistiche discografiche. Quando saremo pronti, andremo in studio e registreremo un nuovo full length.
Sicuramente l’EP ci rende una fotografia di quello che è in questo momento il laboratorio musicale degli Hierophant. E altrettanto sicuramente si può dire che avete mantenuto la rotta del death metal.
Assolutamente sì. Se pur mantenendo alcuni punti saldi che ci hanno da sempre caratterizzato, nel tempo sono cambiate molte cose, siamo cambiati noi come elementi, è totalmente cambiata la visione generale e il dogma di questa band. Non rinnego il passato ma non fa assolutamente parte di quello che siamo ora. Suoniamo il Metal della Morte e questo è quello che Hierophant è oggi.
Per rendere ancora più lapalissiana la cosa avete inserito nel 7” pure una stupenda cover dei Bolt Thrower. Ne avevate già pubblicata una in passato, introvabile però. Era Negative Creep dei Nirvana. Come nascono queste cover? Ne avete altre?
Fare una cover è un omaggio verso band che in un qualche modo hanno lasciato un segno indelebile e credo che i Bolt Thrower sia proprio una di queste band, come lo sono i Nirvana. Al momento non ci sono ulteriori cover in programma, in quanto preferisco suonare la mia musica, ma prima o poi, mi piacerebbe rivisitare qualcosa dei Bathory, personalmente mia band mentore nell’ambito metal.
Karl Willetts dei Bolt Thrower dice che è stupendo vedere che la loro musica abbia attraversato le generazioni del metal e continui ad essere di ispirazione. Voi tra un po’ fate dieci anni di carriera, secondo voi quanto è stato (o sarà) grande l’impatto degli Hierophant sulla musica estrema?
Mi auguro sia il più grande possibile.
Di sicuro siete fra le poche band italiane ad avere un certo peso anche nei circuiti internazionali, come la vivete questa cosa? Penso anche a situazioni come i grossi festival europei in cui tutto sommato non suonano così tante band italiane.
È tutto vissuto in grande serenità. Ci riteniamo molto fortunati e riusciamo a toglierci molte soddisfazioni ma ciò non esclude il fatto che lavoriamo, e sempre abbiamo lavorato, molto saldamente per arrivare dove siamo ora.
Quali sono per voi le band italiane che meriterebbero maggiore visibilità all’estero?
Non mi piace mai fare nomi ma ci sono un sacco di realtà italiane molto underground che meriterebbero di più. Purtroppo però sappiamo ormai tutti bene come (non) funziona la musica estrema nella nostra bella Italia ed uscirne non è affatto facile.
Spawned Abortions è uscito per Unholy Anarchy Records, una piccola etichetta americana. Come è nato questo connubio? I rapporti con la Season of Mist restano invariati?
Season of Mist non si occupa di queste uscite a tiratura super limitata quindi abbiamo optato per uscire su un’etichetta davvero underground. Unholy Anarchy ha mostrato da subito interesse e per evitare di perdere tempo, abbiamo colto la palla al balzo.
Avete già in programma delle date per accompagnare l’uscita di Spawned Abortions? Italia? Europa?
Sì. Abbiamo recentemente annunciato che faremo un po’ di date in Italia. A breve annunceremo maggiori informazioni a riguardo.
Noi abbiamo finito, grazie della disponibilità. Potete chiudere come volete.
Grazie a voi per questa intervista. HAIL TO DEATH!