I veneziani Maya Mountains sono in giro da parecchi anni ma non sono mai riusciti ad essere prolifici. Dopo un primo album datato 2008 bisogna aspettare parecchi anni per ascoltare il nuovo Era,arrivato dopo un lungo periodo di pausa che ha visto i musicisti dedicarsi a progetti paralleli come Goliath e Tundra. La nuova tappa discografica vede dunque il terzetto veneto alle prese con ciò che ama di più, lo stoner rock a tinte psichedeliche con i consueti rimandi alla scena oscura degli anni ’60-’70.
Durante l’ascolto dell’album le reazioni potrebbero essere contrastanti ma allo stesso tempo di perplessità. C’è sperimentazione con però un legame fin troppo palese al modello dei Black Sabbath che viene fuori molto spesso, come la derivativa “In the Shadow” (già sentita migliaia di volte) o “San Saguaro”, nonostante un certo piglio rock’n’roll/heavy. I riff di chitarra sono mediamente oscuri e distorti che in taluni casi accelerano pure dando un’impronta più ritmata che appassiona rendendo le tracce “Vibromatic”, “Baumgartner” (che nel finale rallenta ma rimane troppo scontata), “Extremely High” o l’intrigante “Raul” più impregnate di groove ma il risultato non convince pienamente lasciando un senso di delusione come se ci fosse più mestiere che cuore. Ci sono però i colpi di coda dove emerge una voglia di andare oltre; “Enrique Dominguez” ha dei massacranti giri ritmici della sei corde per poi smarrire la via tra cambi di tempo e melodie storte, “Dead City” è più noir con quel giro ossessivo e decisamente acido ben accompagnato da un basso più in vista assieme a vocals spiritate e grunge che fanno coppia con le melodie di “Ufo”. L’interesse va e viene come se ci fossero continue interruzioni nelle idee compositive che non sono mai concrete fino in fondo come se ci fosse il timore di osare troppo. La stessa “El Toro”, con quella psichedelia tribale mischiata a inserti spagnoleggianti e melodie stranianti, ha diverse frecce al suo arco ma non vengono usate tutte. Dispiace vedere un trio sicuramente dotato ricomparire, dopo anni di assenza e divese jam session in studio, per offrire un lavoro così poco sviluppato e lontano dalla temerarietà.
Si poteva fare molto di più, ma molto di più. Bisogna lavorare più duro e staccarsi dai soliti stilemi del genere. I Maya Mountains si situano anche oltre la sufficienza ma non riescono a salire di livello.
(Go Down Records, 2020)
1. Enrique Dominguez
2. In The Shadow
3. San Saguaro
4. Dead City
5. Vibromatic
6. Raul
7. Ufo
8. Baumgartner
9. Extremely High
10. El Toro