I tedeschi Flares sono in giro da parecchi anni ed hanno centellinato molto le loro uscite discografiche, pubblicando solamente dopo un’attenta preparazione e dedizione al songwriting. Dopo un EP ed un primo album del 2014 si arriva dunque al secondo disco Allegorhythms. Il sound della band è alquanto peculiare e allo stesso tempo legato ad alcuni paletti. Il mix sonoro si abbevera sia dalla fonte del post-rock sia a quello del progressive rock settantiano con una piccola spruzzata di elettronica (seppur relegata più ad un paio di intermezzi).
Ci si armi di pazienza in quanto il disco è davvero ostico e necessità una notevole calma e forza di volontà. Le tracce sono lunghe e complesse, cerebrali nel loro incedere e le melodie sono tutto fuorché a presa rapida. Fin dall’inizio con “Amusement Rides” ci si trova spiazzati ed ipnotizzati, immersi fino al collo nella follia e nella stranezza sonora. La tecnica del progressive rock si fonde prima con la psichedelia per far viaggiare il cervello (la Pink Floyd-oriented “Panta Rhei”) e poi con il post-rock per scuotere l’animo grazie a certe schitarrate più hard (le esplosioni sonore in “Force.Harmony.”) combinando il tutto con suoni impalpabili, ritmi spesso sghembi ed andamenti lunatici. Fortunatamente ci sono episodi più easy e leggeri che rilassano l’ascoltatore ossia l’eterea “Savannah” dalle influenze orientali e la finale “Ikarus”, che porta una certa luce liberatoria nelle melodie celestiali e consolatorie dove tutto diventa placido e sempre più sfuggente.
Un album che presenta fin troppa carne al fuoco e che necessiterebbe di una maggiore sintesi perché si rischia di perdersi continuamente nelle trame cerebrali tessute dalla band senza riuscire ad apprezzarne la grandiosità. Consigliato ma con le dovute precauzioni.
(Barhill Records, 2018)
1. Amusement Rides
2. Sonde 4
3. Savannah
4. Panta Rhei
5. Sonde 5
6. Force.Harmony.
7. Ikarus