È passato poco più di un anno da 3: Release Yourself Through Desperate Rituals, album che ha scosso non poco l’underground italiano, che non fatichiamo a definire vero instant classic e ad immaginare come futura pietra miliare di un momento storico. Comunque, nonostante l’incredibile mole di idee riversate in quel disco, i Viscera/// sembrano non avvertire segni di stanchezza e tornano con un nuovo EP intitolato City of Dope and Violence, uscito a dicembre per Third-I-Rex e Toten Schwan Records. Come il più classico degli EP – o almeno di quelli fatti bene, con cognizione di causa – anche questo rappresenta un ideale ponte fra ciò che è stato e ciò che (probabilmente) sarà, soddisfacendo ogni certezza e covando più di una sorpresa, mostrando un altro volto della band e del proprio concept, mai banale né approssimativo.
È la stessa tracklist a suggerire questo ruolo di connessione: le tracce sono tre ma, essendo “C.O.D.A.V.” un intermezzo, i brani sono in realtà due. Il primo, “Marauders”, si apre in un modo che più Viscera/// non si può, guidato dal riffing tagliente e atmosferico che rappresenta uno dei tratti caratteristici della band. E il brano potrebbe essere effettivamente uscito da Release…, se non fosse per l’apertura psych finale che ne stravolge le coordinate, in cui è protagonista – ma lo è in realtà in tutto il brano – la voce di Michele Basso. Espressiva come sempre, ma stavolta più concentrata su un pulito molto pulito, rovescia le carte in tavola con un melodismo che sorprende non poco, specie in rapporto a ciò che viene enunciato (“You know there’s nothing left/Seems stupid, but it’s your fault”). La botta però arriva con “Spirit of ‘86”, in cui non solo l’andamento è insolitamente frizzante, non solo non c’è traccia di scream, ma vi si registra addirittura la partecipazione di una voce femminile (quella di Vespertina) in un ritornello incredibilmente easy.
E sono infatti più facili, cioè più diretti, i Viscera/// di City of Dope and Violence, nelle strutture musicali, nel cantato, nei testi, ma non per questo meno affilati, meno significativi. Non servono complesse sovrastrutture per esprimere la self-warfare di cui i tre si fanno paladins, che stavolta è la guerra all’Io ma anche al Voi, perché l’uomo non è un’isola ma deve (leggi: è costretto a) interagire con un ambiente esterno che lo isola. Se quest’ambiente, poi, è quello della provincia grigia, della noia, della solitudine e del degrado – concetti rappresentati in maniera esemplare dalla minimale copertina – non è neanche così difficile immedesimarsi e farsi avvolgere, ancora una volta, da un’uscita dalla qualità abbondantemente sopra la media.
(Third-I-Rex, Toten Schwan Records, 2018)
1. Marauders
2. C.O.D.A.V.
3. Spirit of ’86