Ci si trova nella Bay Area ma in questo caso non parliamo di thrash metal o affini ma di qualcosa di diverso. Ultimamente anche Walter Hoeijmakers (direttore artistico del Roadburn Festival) ha adocchiato questo particolare trio chiamato Forlesen che con il disco di debutto Hierophant Violent si affaccia al panorama musicale odierno tirando in ballo influenze come Dead Can Dance, Low, Leviathan ed altri. Si aggiunga il fatto che i musicisti coinvolti provengono da gruppi come Lotus Thief, Botanist, e Kayo Dot quindi il prodotto finale è previsto come qualcosa di decisamente particolare, ed in effetti lo è, dimostrandosi anche poco catalogabile nei classici generi sonori.
L’artwork dell’album è decisamente riuscito (dal mood molto anni ’70) ma dà un’idea probabilmente errata di ciò che ci si troverà ad ascoltare. Solo due sono le tracce del disco, ma sono entrambe molto lunghe per un totale complessivo di circa quaranta minuti. “Following Light” apre quindi le danze in maniera lentissima e misteriosa, minimale dove la musica vive su di un tappeto di suoni e rumori. L’atmosfera è cupa ed oscura, quasi visionaria dai tratti psichedelici ed il tutto si ripete quasi fino a metà della traccia dove entra in punta di piedi una chitarra sghemba che dosa colori e note con il contagocce accompagnata da una batteria molto pacata, tastiere pompose e voci eteree dai toni celestiali. I tempi rimangono sempre gli stessi, però non ci sono chissà quali variazioni o esplosioni ma tutto si assesta non smuovendosi mai. Con il passare dei minuti la seicorde si fa leggermente più apocalittica con un lavoro melodico generalmente più acceso, ma la sensazione è decisamente soporifera per non dire noiosa. Manca proprio l’hook, quel qualcosa che riesca a tenere sull’attenti l’ascoltatore, la continua ripetitività degli schemi fa scemare l’interesse. Con la seguente “Nightbridge” la situazione in parte cambia ma non il sistema. Il viaggio si movimenta in maniera più consistente grazie a percussioni dal sapore tribale, distorsioni rumorose ed un lavoro di chitarra più duro e corposo. Peccato che anche in questa situazione ci si areni o peggio si entra in un loop infinito ma senza avere la cupezza del doom o l’ossessività del drone inserendoci una blanda accelerata black metal con tanto di screaming, ma pare tutto lasciato al caso. Tranne pochissime variazioni, quindi, il brano rientra in fretta nei ranghi continuando il suo tiepido viaggio negli astri. Purtroppo la navicella dei Forlesen non ha la giusta spinta propulsiva per aggirarsi nei bui solchi dello spazio rimanendo ferma alla deriva e dispiace visti i nomi coinvolti nel progetto. C’è tecnica e qualche idea discreta ma nulla di più per tenere insieme un disco troppo spento.
Hierophant Violent è un album sperimentale che vorrebbe essere un trip sonoro senza riuscire nel suo intento. Gli si dia comunque una possibilità ma è troppo poco per lasciare un segno importante.
(Hypnotic Dirge Records, 2020)
1. Following Light
2. Nightbridge