Anche quando ci troviamo fra l’incudine e il martello, e ci rendiamo conto che il tempo non risparmia nessuno, possiamo ritenerci baciati dalla fortuna in quanto testimoni dell’intera attività di una band come i Cannibal Corpse. Li ho visti nel fiore della mia giovinezza e non nascondo un certo stupore nell’averli rivisti poco tempo prima dell’apocalisse, trovandoli con qualche lieve segno di vecchiaia a segnare la loro verve. Il tempo passa per tutti… ma non per Erik Rutan, l’uomo che a più riprese ha salvato il death metal. Sempre per il medesimo privilegio, nel corso del 2019 ho potuto godere invece di un concerto che mi ha cambiato i connotati, gli Hate Eternal sono un uomo solo, e la potenza sprigionata da Rutan dal vivo è sconvolgente, e Violence Unimagined gode profondamente di questa ritrovata fonte di Mana.
La disinvoltura con cui i Cannibal Corpse hanno digerito l’innesto di Rutan è strabiliante, aver dato piena fiducia a un musicista che di fatto non ha mai sbagliato un colpo, a detta di chi scrive, si è rivelata una mossa vincente. La nuova linfa che scorre nelle vene della band è facilmente avvertibile, le sonorità del nuovo riffing inconfondibile, gli assoli di squisita fattura e gusto (sì, sembra assurdo da immaginare nella discografia dei Cannibal Corpse) ma anche un ritrovato Fisher in grandissima forma e delle parti di batteria esponenzialmente più violente ed estreme rispetto a ciò a cui ci eravamo abituati, restituiscono un quadro splendido; una band che a parere mio sta vivendo una seconda giovinezza, con quello che potrebbe essere (in modo certamente controverso) una delle migliori release della loro longeva carriera. L’esperienza mi ha insegnato ad essere cauto, ma Violence Unimagined è un disco epocale, frutto di un lavoro certosino, messo in opera da una band che non si è mai tirata indietro davanti al duro lavoro, alla volontà di progredire e alla necessità impellente di comunicare la concretezza della violenza umana. Nonostante le difficoltà negli spostamenti (Alex Webster ha registrato l’intero disco in remoto), la produzione è di una potenza spaventosa, prova che l’amalgama fra Erik Rutan (in questo caso anche produttore del disco) e i Cannibal Corpse, è radicata in anni di collaborazione serratissima. Il connubio Mana Studios-CC non delude. Violence Unimagined è un disco dalla potenza dirompente, le undici tracce scorrono come un fiume infernale, non lasciando respiro all’ascoltatore, e colpisce con facilità anche chi come me è sempre stato un po’ ai margini rispetto la band americana.
Spoglio da qualsiasi bias rispetto la band, mi sento di concludere dicendo che una release di questo calibro è decisamente da parte alta della top 10 per il 2021. Ora è il vostro turno, fatevi sventrare le appendici auricolari, perché ne vale veramente la pena. Lo stereotipo oscuro, osceno e ultra violento che ha sempre contraddistinto i Cannibal Corpse è più vivo che mai.
(Metal Blade Records, 2021)
1. Murderous Rampage
2. Necrogenic Resurrection
3. Inhumane Harvest
4. Condemnation Contagion
5. Surround, Kill, Devour
6. Ritual Annihilation
7. Follow the Blood
8. Bound and Burned
9. Slowly Sawn
10. Overtorture
11. Cerements of the Flayed