Il primo album degli Enola arriva dopo ben nove anni di carriera, e già dal suo primo impatto si sente come tutto il tempo passato dalla fondazione dell’attuale quintetto a questo loro passo in avanti fondamentale sia stato orientato verso il perfezionamento di una proposta che al momento non suona affatto come un debutto. Dopo le prime esperienze, con due EP pubblicati nel 2014 e 2017 e i concerti dal vivo assieme a nomi di tutto rispetto quali Storm{O}, Ingrina e Hypno5e, tra gli altri, i francesi hanno finalmente una formazione stabile da due anni a questa parte, le giuste connessioni tra menti già ben rodate nella scena locale che ha permesso la genesi di questo Inner Ruins. In uscita per una cordata di etichette tra cui le nostrane Vollmer Industries, Drown Within Records e Fresh Outbreak Records, l’album ci delizia con dieci sfuriate post-hardcore solide come la roccia.
Curiosamente i francesi non partono con un brano dritto al punto ma preferiscono creare un crescendo che porterà successivamente al susseguirsi di riff spietati, che è il perno del disco. La title-track, posta come opener, è una composizione semplice accompagnata da delle particolari voci pulite soffuse, in secondo piano, che le donano un tocco intrigante. Con la successiva “The Entity” viene svelato l’altro lato della medaglia, la poliedricità del disco che in questo caso richiama al metalcore, genere con cui in diverse occasioni si formerà un chiaro legame. Questa partenza decisa mette in primo piano dei buoni presupposti fin da subito, che verranno onorati per tutto l’ascolto. L’universo dell’hardcore è particolare, affascinante, ben definito dentro i suoi limiti, ma in continua evoluzione e ricolmo di formazioni che riescono a trovare la quadra e rimanere impresse pur non stravolgendo le carte in tavola. Il caso degli Enola è proprio questo; la loro proposta coinvolge immediatamente col suo dinamismo, e nonostante i minutaggi superiori alla media non risulta mai ridondante. Il merito è senz’altro delle numerose influenze che si ritagliano dello spazio succedendosi e alternandosi con molta fluidità, tra momenti in stile Converge e i diversi legami con un approccio più vicino al metal. Questa eterogeneità si sente già dai primi pezzi: la già citata anima metalcore di “The Entity” riguarda anche altri momenti dell’ascolto, così come ci sono delle sfumature sludge (“Poison”) e noise rock (“Black Teeth”), mentre non mancano naturalmente i momenti più vicini all’hardcore in senso stretto (“Lich”). A lungo termine i confini dello stile si fanno sentire, ma le composizioni non cadono nell’inespressività, bensì aiutano a coinvolgere amalgamando tutti gli elementi al loro interno con scelte sempre accattivanti. In questo modo si hanno anche nella seconda metà dei pezzi dalla visione caleidoscopica, che fanno calare ulteriormente nell’oblio pieno di angoscia e per niente rassicurante che è Inner Ruins. Tra tutti spicca “Without You”, penultima canzone, tra quelle che rimangono maggiormente impresse nel complesso.
Come dichiarato nell’intervista che abbiamo realizzato al gruppo, Inner Ruins è l’unione delle influenze dei vari membri, e si sente il lavoro di ognuno di loro nel risultato finale. Dopo anni di instabilità a livello di formazione, con solo un membro fondatore rimasto, gli Enola hanno finalmente trovato l’assetto ideale per lavorare al tanto agognato debutto, e il risultato è degno di nota. L’essenza dei dieci pezzi è post-hardcore, ma c’è molto altro in secondo piano, e non è sorprendente notare come la durata non indifferente (tre quarti d’ora) non crei mai problemi nella linearità dell’ascolto.
(Vollmer Industries, Drown Within Records, Fresh Outbreak Records, Burial Records, Nero Scuro Records, Desperate Infant Records, P.O.G.O Records, 2021)
1. Inner Ruins
2. The Entity
3. August
4. Lich
5. Black Teeth
6. A Link Between Us
7. War.Torment.Sorrow
8. Poison
9. Without You
10. Miasma