Dissonante, caustico, claustrofobico: sono gli aggettivi che ci sono venuti in mente ascoltando il secondo full (e sesto album se consideriamo anche i quattro EP) dei bielorussi Krvvla, dal titolo X. Otto tracce semplicemente intitolate con i numeri romani da “XI” a “XVIII”, per un disco che fa dell’aggressione sonora e della ferocia il suo cavallo di battaglia, con una furia che unisce un piglio hardcore violento e martellante a strutture tipiche del post-black metal più labirintico ed estenuante.
Krallice, Au-Dessus, Der Weg Einer Freiheit sono i nomi citati dalle note che accompagnano il lavoro, e a ragione, ma a queste band vogliamo aggiungere anche i Dead to a Dying World per la capacità di ricreare scenari apocalittici avvolgendo l’ascoltatore in trame labirintiche e soffocanti.
Da come lo abbiamo vissuto il lavoro sembra essere stato pensato per costituire un continuum musicale dall’inizio alla fine, quasi una sola canzone divisa in più movimenti che mantengono sempre le stesse atmosfere tese pur introducendo qui e là alcune (non molte a dire il vero) sezioni che cercano di dare maggiore dinamismo e varietà all’ascolto. E qui segnaliamo quella che è la più grande lacuna di questo disco: la mancanza di guizzi. Salvo alcuni casi i brani si susseguono insistendo molto sulla violenza e sugli attacchi frontali, senza molte variazioni sia da un punto di vista vocale (scream acido e growl cavernoso si alternano alla voce) che meramente melodico (per quanto, giustamente visto il genere, di melodico in questo album ci sia ben poco): rallentamenti e riff dal sapore tipicamente hardcore variano di tanto in tanto la proposta, ma non riescono a sollevare più di tanto l’attenzione dell’ascoltatore che, a un certo punto, cade stordito dalle bordate sonore che via via si susseguono senza variazioni degne di nota.
Come giudicare dunque X? Se l’obiettivo dei Krvvla era quello di creare un maelstrom sonoro nel quale far affogare l’ascoltatore hanno sicuramente portato a casa il risultato, concependo un disco malvagio, furioso e travolgente, ma nel quale risulta difficile anche solo distinguere un pezzo da un altro, a causa di una base strutturale comune e di pattern che via via vengono ripetuti. Alla fine dell’ascolto le orecchie fischiano, la sensazione di caos in testa è tanta, ma non rimane poi molto in mente del disco, e anche dopo vari ascolti la sensazione non cambia. Si ha la percezione che i Nostri abbiano puntato troppo sulle note dissonanti, caustiche e claustrofobiche citate in apertura, tralasciando però altri elementi che, se introdotti, avrebbero giovato alla fruibilità dell’album. Così com’è resta un lavoro che potrà probabilmente piacere ai fan dei vari Krallice, Au-Dessus, Der Weg Einer Freiheit, così come ai sostenitori della band, ma difficilmente porterà altri proseliti alla corte dei bielorussi al di fuori di quelli sopra citati. Ciò nonostante percepiamo in questo lavoro la volontà dei Nostri di creare qualcosa di coinvolgente e trascinante, pertanto abbiamo deciso di arrotondare per eccesso il voto, con la speranza che con il prossimo album possano essere introdotti elementi più variegati in grado di dare più varietà e dinamismo ad una proposta che altrimenti rischierà di risultare sin troppo piatta e ripetitiva.
(Brucia Records, 2022)
1. XI
2. XII
3. XIII
4. XIV
5. XV
6. XVI
7. XVII
8. XVIII