Da amante di certe sonorità e stili che si avvalgono della sinfonia, posso dire che spesso i connubi non vengono benissimo. Per la legge dei grandi numeri sono più le band che mescolano in maniera mal bilanciata l’elemento sinfonico nel metal di quelle che lo fanno bene. In questo caso devo dire che mi sento abbastanza fortunato perché i Glasya lo sanno fare tutto sommato bene e non solo, i Glasya a mio parere vantano un modo abbastanza inusuale (anche se dovrebbe essere prassi in questo genere) di concepire questo tipo di musica.
Attarghan è il nome del secondo album della band portoghese, decisamente più maturo e curato del precedente Heaven’s Demise. Si tratta di un concept album in cui viene trattata la storia di Attarghan, un ex comandante dell’esercito diventato ribelle, che guida la rivolta del popolo colonizzato da un impero pre-persiano fittizio, assumendo la posizione di principale forza avversaria contro di esso. Storia già sentita, nulla di fresco, ma raccontata molto bene. Quello che ha di così speciale è il fatto che (naturalmente bisogna avere una certa dimestichezza con il cinema kolossal di anni Sessanta, Settanta e Ottanta per constatare questo) la musica e la narrazione hanno dei tempi molto precisi; per farla breve è quasi come vedere un film. Ora, parlando di musica: è tutto molto semplice, si tratta di mero symphonic metal, senza power, senza death, senza black, senza goth. Puro e semplice symphonic metal fatto come si deve che non fa mai rimpiangere esperti del settore quali Therion, Midnattsol o Xandria soprattutto perché, dato il tema, la band si cimenta anche in sonorità mediorientali e così fa anche la bravissima Eduarda Soeiro in un pezzo come “Journey To Akhbar” che riesce a dare quel tocco perfettamente desertico, come fece Nourith nel brano “Little Light Of Love” di Eric Serra nella colonna sonora de Il Quinto Elemento o la ancora più talentuosa Diana Serra nel disco Formless degli Aghora. Comunque senza divagare troppo (cosa che ho già fatto abbondantemente), Attarghan è un disco che prende il concetto di metal sinfonico e lo impasta con quello della colonna sonora cinematografica, ottenendo un risultato più che ottimale, mai pomposo, dal ritmo equilibrato e perfettamente coeso con la narrazione della storia, una cosa che non è così comune.
Certo, si parla di un genere facente parte di quella cerchia di generi che solitamente contano più detrattori che sostenitori, ma se c’è un disco di symphonic metal che mi sento di provare a consigliare a qualcuno che non gradisce il genere è proprio questo. Atterghan funziona, magari non è un disco per chiunque, ma credo proprio che nel suo piccolo sappia fare la sua bella figura.
(Scarlet Records, 2022)
1. Attarghan
2. From Enemy To Hero
3. Way To Victory
4. Retaliation
5. First Taste Of Freedom
6. Journey To Akhbar
7. Queen’s Temptation
8. Battle For Trust
9. The Sound Of 10.000 Feet Marching
10. Within The Sandstorm
11. We Weren’t Meant To Be
12. At The Empire’s Gate
13. Eye To Eye Sword To Sword
14. A New Era Has Come
15. The Legend Lives On