Questi ragazzi sono in circolazione da diversi anni, sufficiente tempo per crescere e maturare, non a caso con questo nuovo Pyramiden, i SYk sono giunti a un punto altissimo che ovviamente I-Optikon non faceva che presagire.
Quivi la band lancia addosso all’ascoltatore sonorità sinistre che all’inizio fanno sgomento e poi aduggiano completamente. Il connubio di tempistiche dispari e disarmonie destabilizzanti rendono il tutto estremamente difficile da digerire, ma è proprio qui che la band ha la sua forza. Non conoscendo i Nostri è abbastanza ostico trovare un breccia agile per l’ingresso e la fruizione se non forse con il brano “Promethean” che offre momenti decisamente più adatti al neofita, meno caotici e velenosi. Pyramiden porta verso lidi particolarmente amalgamati una mistura nociva di Meshuggah e Björk del periodo Medulla dichiarando al mondo intenzioni preoccupanti, ma indubbiamente affascinanti. In questo modo vengono fuori e fluiscono brani dal carattere assolutamente imperscrutabile come “When Fire Fall Into Water” e “The Hollow Mother”. Ha un sapore sciamanico questo disco, quasi totemico che mescolato allo spirito futurista del djent da forma a qualcosa che riflette benissimo i tempi in cui viviamo.
È un disco attuale, caustico e scomodo, un disco che non consiglierei ad ascoltatori che restano nella zona sicura in cui tutto è melodico e parallelo. L’obliquità in questo splendido lavoro è alla base della fisica e della scrittura. Non nascondo che reca una sfida non indifferente, ma non bisogna demordere. Andare avanti, sempre avanti, fino alla comprensione.
(Housecore Records/Nuclear Blast, 2022)
1.Pyramiden
2.The Palest White
3.The Hollow Mother
4.Zaos
5.Promethean
6.When Fire Fall Into Water
7.Cell Of The Sun
8.0