Ellende è il progetto di Lukas Gosch, polistrumentista che si nasconde dietro le iniziali del suo nome (quindi in tutti gli album lo troverete con lo pseudonimo di L. G.) ma che in sede live ultimamente si avvale della collaborazione di turnisti grazie ai quali porta sui palchi tutto il livore e la disperazione che riesce a ricreare da ormai dieci anni a questa parte. Siamo dalle parti del post-black metal, quindi se siete amanti del genere troverete in questo Ellenbogengesellschaft tutte quelle caratteristiche distintive di questo stile che non mancheranno di mandarvi in un brodo di giuggiole.
Sì perché il Nostro sa assolutamente dove mettere le mani quando si tratta di musicare la mestizia e la sofferenza che fanno parte, volenti o nolenti, della nostra vita: il singolo “Abschied” in questo senso è assolutamente perfetto nel descrivere la musica degli Ellende, coadiuvato peraltro da un video assai toccante, soprattutto se avete vissuto esperienze come quelle filmate (non vado a spoilerare oltre). La componente melodica è forte, preponderante, drammatica ed espressiva, e in percentuale la parte suonata è forse superiore a quella affidata alla voce, uno scream sofferente, forse non particolarmente vario o distintivo ma funzionale. In certi momenti lo spettro alcestiano emerge forte, soprattutto in alcune aperture più ariose o in sporadiche parentesi caratterizzate da cori in clean, ma in generale se dobbiamo andare a pescare una band che per tensione ed emotività si avvicina agli Ellende possiamo citare gli Harakiri for the Sky: sebbene il Nostro pesti meno sull’acceleratore dei suoi conterranei austriaci (che sembrano invece amare le sfuriate ai limiti dell’hardcore), il pathos generato da entrambi è un trait d’union assai evidente, soprattutto quando ci si concentra maggiormente sul lato emozionale della musica. Insomma, siamo di fronte ad un capolavoro? No, ma attenzione, non perché Ellenbogengesellschaft sia un brutto lavoro, tutt’altro. Il suo problema risiede nel fatto che non si distingue poi molto da altre produzioni afferenti allo stesso genere, e anche lo stesso Ellende ha fatto cose tutto sommato simili, se non addirittura superiori (per chi scrive Todbringer resta ancora l’apice della produzione del Nostro). Ma il buon Lukas di fatto non ha sbagliato nulla, ha creato l’ennesimo album perfetto per gli amanti del post-black metal, per cui avrà sicuramente un valido supporto e sostegno non solo dai suoi fan ma anche da tutti coloro che sguazzano felicemente in queste sonorità, ma allo stesso tempo non riuscirà a smuovere più di tanto chi si è ormai un po’ assuefatto a questo mood e cerca qualche novità. Ecco, qui non ci sono novità, non c’è lo stimolo a stupire l’ascoltatore con qualcosa di innovativo, c’è semmai la voglia di conservarsi e di giocare “facile” (seppure, lo ribadiamo, si tratta di un ottimo lavoro che da un punto di vista tecnico mette in luce capacità tutt’altro che elementari). Ma d’altronde non è facile fare qualcosa di nuovo in questo campo: qualsiasi cosa si vada a pescare in ambito “post-”, sia esso “-black metal”, “-rock”, o “-metal”, c’è sempre questo rischio di imbattersi in qualcosa di già sentito, fatto bene magari, ma assolutamente lontano dall’originalità. E’ un problema questo legato a dei generi ormai saturi, che hanno fatto dell’imbastardimento del suono la loro arma principale ma che ormai in larga misura non sanno più cosa inventarsi per suonare ancora non dico innovativi, ma almeno freschi. Ci sono delle mosche bianche sia chiaro, ma nella maggior parte dei casi siamo di fronte a onesti mestieranti, bravissimi magari, ma poco originali.
Questa parentesi lunga per rimarcare quanto l’apparente mancanza di originalità di Ellenbogengesellschaft non sia necessariamente un difetto, chiaramente però solo se si è fan del genere. Ellende ha fatto un bel lavoro e brani come “Ruhelos”, “Someday”, “Freier Fall” e la già citata “Abschied” sono lì a dimostrarlo, ricchi come sono di spunti pregni di emotività. Non vi lascerà forse molto e dopo un paio di ascolti magari lo mollerete, ma l’esperienza sarà comunque appagante e in un certo qual modo catartica. Aumentate dunque tranquillamente di un mezzo voto se il post-black metal è il vostro pane quotidiano, il voto che otterrete ci sta tutto.
(AOP Records, 2022)
1. Ich bin
2. Unsterblich
3. Ruhelos
4. Hand aufs Herz
5. Someday
6. Freier Fall
7. Abschied
8. Verletzlich