A dieci anni di distanza dal loro EP di debutto Amen, e con due album pubblicati nel mentre, i Death Engine tornano a farsi sentire con un disco che trasporta in un abisso cupo e smanioso. Ocean, questo il titolo del lavoro pubblicato tramite Throatruiner Records e Code Records, è impulsivo nel suo incidere, che rispetto al precedente Place Noire mette maggiormente in risalto la monolitica anima sludge delle composizioni. Complice anche una formazione rinnovata, guidata comunque dal chitarrista e cantante Mikaël Le Diraison, questi 36 minuti di musica si possono definire un nuovo inizio per il gruppo francese, verso lidi più frigidi e cupi.
“Hyperion” e “Leaden Silence” introducono l’album presentandosi come due dei brani più schietti e granitici dell’intero lavoro, il cui riffing cadenzato è tagliente e non accetta compromessi nel suo incidere letale. Questi attimi puramente aggressivi posti all’inizio dell’ascolto non sono, però, tutto ciò che ha da offrire Ocean, che si gioca bene le sue carte e con l’avanzare dei brani dimostra una non indifferente eterogeneità. Già da “Pulled Down” si può notare l’evoluzione delle sonorità, che rimangono dirompenti ma si sbilanciano anche verso trame tenebrose e malinconiche. Il brano ha diverse sezioni che si susseguono con disinvoltura mostrando la buona sinergia che c’è tra i membri della band francese nonostante i cambiamenti nella formazione, e con la sua ponderata anima post-metal si merita sicuramente il titolo come uno dei brani più intriganti dell’intero disco. Aumenta la possenza con la cadenzata e tagliente “Lack”, il cui approccio semplice ma coinvolgente riesce nell’intento di premere sull’acceleratore dopo dei passaggi più oculati. Le montagne russe di questo album continuano con “Mess”, che riprende “Pulled Down” per l’atmosfera avvilente e per l’ottimo susseguirsi delle varie trame, mentre nel finale, dopo l’aggressività altalenante dei precedenti pezzi, i Nostri si concentrano più su un’incisività rigorosa. Infatti dopo “Dying Alone”, che è la composizione più essenziale e delicata del lotto, c’è spazio per la conclusiva e rocciosa “Empire”, che si esprime con prontezza, ribadendo la varietà delle canzoni che ne fanno dell’album, che offrono un’ampia prospettiva tra sludge, post-hardcore e post-metal.
Rispetto al precedente Place Noire i Death Engine hanno fatto un passo in avanti deciso, con la loro proposta che assume nel terzo full length della loro carriera connotazioni più solide e solenni. Non che in passato i Nostri abbiano compiuto particolari passi falsi, anzi, però Ocean è un album semplicemente più completo, letale nella sua mezz’ora abbondante di sludge e maturo nel gestire l’alternanza tra attimi più intensi e altri di rilascio.
(Throatruiner Records, Code Records, 2023)
1. Hyperion
2. Leaden Silence
3. Pulled Down
4. Lack
5. Mess
6. Dying Alone
7. Empire