(Earache Records, 2013)
1. Eternal Wasteland
2. Slow Murder
3. Slave of Corporotocracy
4. Internal War
5. Self Exploited Whore
6. New Age Apophis
7. Embrace Nothingness
8. Incisions
9. Blasphemous Mask
10. Severed Appendages
11. Disseverance
12. The Reclaimation
In un panorama discretamente affollato come quello relativo al deathcore, ci sono alcune band che sono riuscite ad emergere ricavandosi una posizione di tutto rispetto, e gli Oceano rientravano a pieno titolo in questa schiera di “eletti”; purtroppo, però, uno scioglimento quasi immediatamente seguito dalla rifondazione ed un periodo abbastanza lungo di inattività hanno fatto perdere la strada maestra ai ragazzi di Chicago.
A distanza di alcuni mesi dal ritorno sulle scene gli Oceano danno alle stampe Incisions, terzo disco in studio, una pubblicazione che tutti i fans attendevano con trepidazione ma, ahimè, questa volta si tratta di un mezzo fiasco ben lungi dai fasti di Depths. Il nuovo arrivato si presenta bene, con una copertina ed un booklet curati e dal look accattivante, peccato però che scartata la confezione e venuti alla sostanza le prime note dolenti inizino a fare la loro comparsa. Ascoltando quest’album si ha la sensazione che i Nostri siano rimasti a secco di idee, e si siano dunque trovati a ricorrere ad auto citazionismi e plagi stilistici, oltre che a soluzioni decisamente fuori luogo per la loro proposta: alcuni brani risultano estremamente melodici per gli standard della band, come se fossero stati messi lì giusto per provare ad accaparrarsi qualche consenso in più. Il disco sembra composto da due anime in conflitto tra loro: della prima fanno parte brani come “Eternal Wasteland” oppure “Slave of Corporotocracy”, che suonano come un qualsiasi anonimo pezzo deathcore, penalizzati inoltre da un riffing decisamente moscio; nel secondo gruppo troviamo le composizioni più dilatate e melodiche, come “Internal War” o la malinconica “Embrace Nothingness”, che cercano di far leva sui sentimenti dell’ascoltatore riuscendo solo in parte dell’impresa. Decisamente di maggior caratura la doppietta formata dalla titletrack e da “Blasphemous Mask”, i pezzi meglio riusciti dell’intero lotto. L’unica nota sicuramente positiva riguarda le sempre valide prestazioni vocali del frontman Adam Warren, che gestisce in maniera egregia il proprio growling poliedrico alternando parti più gutturali a timbriche tipicamente deathcore.
È ovviamente un dispiacere essere spettatori di questo declino a cui sembrano avviati gli Oceano, fatto sta che per stavolta si sono accontentati di confezionare un lavoretto scolastico sicuramente ben curato, ma sottotono e poco ispirato; i fans più accaniti potranno in parte trovare pane per i propri denti, tutti gli altri lascino pur perdere Incisions e volgano lo sguardo verso altri gruppi decisamente più promettenti.
5.5