Non capita tutti i giorni di inserire nel proprio lettore un disco che ha tutte le premesse per essere assolutamente prevedibile, e invece…
I Nueva Etica nascono a Buenos Aires nel 1998, e solo un anno dopo registrano “Inquebrantable”, disco che gli garantirà una certa fama all’interno dell’underground musicale sudamericano. Nel frattempo, cominciano i primi tour in giro per il continente, di supporto ad altre band in voga sin da quel periodo, su tutti i tedeschi Heaven Shall Burn. Ed è proprio da qui che ripartono i nostri, 10 anni e diversi tour mondiali (in condizioni, va detto, comunque sempre abbastanza approssimative, perché è di questo in fondo che vive l’hardcore).
”3L1T3” è composto da 11 pezzi (di cui un intro), che per alcuni passaggi ricordano parecchio il metalcore di scuola tedesca, fuso talvolta con la scuola più metallica e scandinava, ma pur sempre capace di far valere le proprie radici. La scelta (sin dal primo album, a dire il vero) di cantare (?!?) in lingua madre dà al tutto un tocco di originalità, che certamente avvicina più il gruppo anche agli standard italiani. Le tematiche trattate continuano sul filone della crociata straight edge/vegan, e sull’antirazzismo come è sempre stato tipico del gruppo. Il che, da un certo punto di vista, è una consolazione, perché dimostra (quantomeno su disco) la coerenza di una delle band capostipiti della nuova scuola hxc. Gente che sa di cosa si sta parlando, insomma.
Ma al di là dei testi, delle tematiche, della storia, come sono le canzoni? L’aggettivo migliore per rispondere potrebbe probabilmente essere: ”altalenanti”. Si passa da una “El Tiempo es Ahora” che ricorda veramente da vicino i già citati Heaven Shall Burn, confondendoli talvolta con echi di Svezia, e nonostante ciò costituisce quello che è forse il pezzo migliore dell’intero disco. Oppure l’inno “Sudamerica”, che partendo a rilento riesce a suscitare interesse anche grazie a qualche sferzata “southern” (nel senso di Stati Uniti meridionali), anche se solo in forma di velato accenno. E poi, assieme a qualche bella idea che di tanto in tanto salta all’attenzione dell’ascoltatore, c’è tutto il resto. Ossia altri brani che, somigliandosi più o meno tutti, rischiano presto di cadere nel dimenticatoio per lo schema lineare e ripetitivo con il quale sono costruiti. Quell’alternanza strofa/ritornello/2-step sui quali più o meno tutti i gruppi di oggi (uno a caso? To Kill) hanno costruito le loro fortune in termini di diffusione musicale.
Insomma, a dirla tutta, siamo alle solite. E se sperate che, appunto per la sopra citata novità data dai testi in lingua spagnola, la pietanza risulti nuova e soddisfacente, beh, significa che forse non siete ancora arrivati al limite della saturazione.
Voto: 5