(Deathwish Inc., 2011)
01. Violet
02. Language Games
03. Unrequited
04. Tunnel Of Trees
Paradiso sordo, questa la trasposizione del monicker degli americani Deafheaven. E, ascoltando quello che ci propongono in questi 40 minuti scarsi di Roads to Judah, nessuna metafora può esprimere meglio l’immagine uditiva di quello a cui siamo di fronte: un black metal non black metal.
Echi post rock, lunghe cavalcate strumentali con una voce estrema che fa da contorno al mood logorato e declinante che traspare dall’ascolto, che alterna momenti tiratissimi ad aperture ambient, che rendono questo disco una piccola pietra miliare, un must have per chi cerca nella musica estrema un momento nuovo e rigenerante.
Uscite come queste sono rare da scovare, e quando finalmente ci sono non possiamo che abbassare il cappello e dare loro quello che meritano, perché Roads To Judah riesce dove tanti altri falliscono: innovare l’innovabile, ma farlo in maniera incredibilmente perfetta.
Quattro tracce per 40 minuti tesissimi nei quali l’orecchio dell’ascoltatore è portato in territori estremi e logori; l’eterogeneità di questa uscita mi porta a non voler citare volontariamente alcun singolo brano, perché questo è un disco da ascoltare dal primo all’ultimo minuto. Un viaggio che vi porterà in territori di marasma interiore, come nessun altra band da anni a questa parte ha fatto.
Roads To Judah non è un disco per tutti. Non è easylistening e non troverete mai soluzioni scontate; siamo di fronte ad atmosfere black metal particolari e decadenti, e se non siete familiari con esse, statene lontani. Se invece siete curiosi di ascoltare qualcosa di davvero raffinato, lontano dai cliché black metal ruffiani, ma al confine dell’inquietante, fatelo vostro, immediatamente.
8.5