(Season Of Mist, 2014)
1. Cauldron
2. Slaves
3. Exorcism
4. Postmortem
5. Mengele’s
6. Golem
7. Chained
8. Godslayer
La sesta fatica dei blacksters norvegesi 1349 (per chi non lo sapesse, il nome è un chiaro riferimento all’anno in cui la peste colpì il paese scandinavo) non è un brutto album, anzi. La loro carriera è stata costellata da magnifici album, su tutti Hellfire, ma anche da qualche passo falso, come gli ultimi Revelation Of The Black Flame del 2009 (album dark ambient pressoché fallimentare) e Demonir del 2010. Questo Massive Cauldron Of Chaos è stato presentato dai Nostri come un mix di vecchi ingredienti abbinati a dei nuovi, tanto da descriverlo come “una deliziosa pozione intossicante”.
Ascoltando questo lavoro si è sorpresi innanzitutto dalla qualità della produzione che, a maggior ragione se consideriamo che stiamo parlando di un album black metal, è di altissimo livello. Gli scream di Ravn, decisamente in forma, ricordano quasi quelli di Ihsahn degli Emperor; Frost con la sua prova energica dimostra ancora una volta perché è considerato uno dei batteristi più apprezzati nel genere, mentre chitarre e basso si sposano molto bene tra di loro, creando un groove molto intenso. Le otto tracce compongono una continua escalation di oscura malvagità e furia, quasi a voler chiudere nella maniera più traumatica possibile la parentesi simil-ambient del passato. “Slaves”, primo singolo dell’album, è costruito su riff di chiara origine thrash metal, così come “Exorcism”, molto veloce e brutale allo stesso tempo. La traccia “Mengele’s” si potrebbe scambiare tranquillamente per una hit dei Satyricon, mentre “Golem” e “Chained” vivono di una doppia anima, tra il punk e il black metal.
Sono proprio questi gli ingredienti principali che, in questo Massive Cauldron Of Chaos, arricchiscono il black metal dei 1349 : “blackened” punk, thrash ed un tocco di Satyricon. Rispetto ai due lavori precedenti i norvegesi hanno fatto un enorme passo avanti e credo che i fan apprezzeranno molto questo ritorno alle origini, pur con qualche contaminazione in più. Non è un album privo di errori, sia chiaro (in alcuni punti le canzoni sono un po’ ripetitive), ma rispetto a come li avevamo lasciati quattro anni fa i 1349 sono una band rinata, decisamente con una marcia in più.
7.0