(Sepulchral Productions, 2013)
1. L’Aube;
2. Les Forges;
3. Samsara;
4. Igneus;
5. Dil;
6. Moksha;
7. Seizième Prière;
8. Sem;
9. Une Épitaphe de Suie;
10. Nadir
I Gris fanno parte di quella piccola cerchia di persone che qualche anno fa ha reso il Canada una nazione conosciuta non solo per il black metal sozzo e maleodorante di Blasphemy, Revenge o Conqueror (cosa che dispiacerà sicuramente ai più puristi del genere): inizialmente nati come Niflheim, sotto il cui nome hanno rilasciato il solo Neurasthénie, i due canadesi si trasformarono nel 2006 negli attuali Gris portando anche un forte vento di innovazione e personalità all’interno del proprio sound, vento che ha acquisito ancor più potenza nella riuscita collaborazione con Sombres Forêts, altro nome di spicco nel genere, denominata Miserere Luminis.
A distanza di sei anni da Il Était une Forêt…, che rimane l’apice della loro carriera, i Gris tornano sulle scene con À l’Âme Enflammée, l’Äme Constellée.. che oltre ad essere il secondo album di un gruppo black metal, ne costituisce anche la pietra angolare di un rinnovamento sonoro/compositivo già iniziato nel 2009 con l’uscita dell’omonimo disco targato Miserere Luminis. Da una solida base burzumiana percepibile nella prima uscita, si passa ad uno spettro di influenze decisamente più variegato e complesso, un crossover che investe tanto la musica e la produzione che il songwriting stesso del gruppo: così viene chiaramente messa in disparte l’anima più black dei canadesi per dirigersi verso un approccio quasi alla ultimissimi Altar Of Plagues, con partiture ben più complesse ed intricate di quanto ci aspettassimo, oltre che una forte predisposizione verso soluzioni vicine al cascadian, al post rock o al post in generale, senza però entrare a farne parte. Purtroppo accanto ad una tale perizia tecnica e compositiva troviamo un’atarassia di fondo che preoccupa sensibilmente, gli scossoni malinconici e profondamente “depressivi” di “Le Gala des Gens Heureux” o “Veux-tu Danser?” lasciano spazio a emozioni che sembrano calibrate a puntino, a riff e crescendo studiati e consapevolmente mirati, a suoni che appiattiscono quel poco di emotività che ancora spunta qua e là. Chiaramente l’andazzo già sperimentato nel progetto Miserere Luminis è il punto di partenza di À l’Âme Enflammée, l’Äme Constellée.. e coerentemente ad esso, probabilmente quest’ultimo disco non sopravviverà alla prova del tempo quanto Il Était une Forêt… o Neurasthénie. Le mille partiture acustiche, ottimamente eseguite, gli intermezzi e i continui inserti di violino tentano invano di recuperare l’ampio respiro dei suddetti album, anche se bisogna rendere giustizia al gruppo per quanto riguarda alcuni momenti in “Les Forges” o “Igneus”.
Tuttavia, ci troviamo dopo ripetuti ascolti a ricordare poco o nulla di À l’Âme Enflammée, l’Äme Constellée.., il che non è mai un buon segno. Forse il mese di luglio non è esattamente quello giusto per un disco del genere, ma siamo anche consapevoli che il feeling autunnale o uggioso tipico di certe uscite black metal qui sia comunque totalmente assente. Ora attendiamo al varco anche i connazionali Sombres Forêts, sperando che sappiamo riscattare questa piccola/grande delusione targata Gris.
6.5