Abbracciando una filosofia molto D.I.Y., i Planks si sono imbarcati tra la fine di maggio e l’inizio di giugno in un breve tour che ha toccato una manciata di paesi tra cui l’Italia, per tre date. Persa per cause di forza maggiore l’incredibile occasione che ha unito il loro show a quello dei mitici Harvey Milk, in quel di Bologna, ci siamo consolati con la data tenuta dalla postcore / sludge band tedesca due giorni dopo insieme ai Gottesmorder (presenti in tutti e tre gli appuntamenti italiani) al Sidro Club di Savignano sul Rubicone. La distanza da Bologna è limitata, appena un centinaio di chilometri, ma c’è stato comunque qualcuno che, come noi, ha voluto sperimentare la qualità dei Planks dal vivo: la nostra curiosità è stata senza alcun dubbio ben ripagata.
Planks + Gottesmorder
Sidro Club, Savignano sul Rubicone (FC)
05 / 06 / 2012
GOTTESMORDER
Dobbiamo cominciare con un grosso mea culpa parlando dei Gottesmorder: scrivendo il live report del loro show di spalla agli Altar Of Plagues avevamo decisamente esagerato con le critiche, attribuendogli colpe che in realtà erano da imputare interamente alla location in cui suonavano (e avevano pure avuto i suoni migliori della serata!). Con dei suoni degni, il raffinato black metal atmosferico dei pisani si dimostra altamente coinvolgente e assolutamente all’altezza di quanto era stato scritto su queste pagine a proposito del loro ultimo lavoro omonimo. Atmosfere cupe e rarefatte alternate a scariche di rabbia tipicamente black, sulla scia di quanto splendidamente fatto in passato dai Wolves In The Throne Room, sono i principali ingredienti della proposta del trio, e il loro svolgersi in pezzi decisamente lunghi questa volta non ci ha affatto annoiato, anzi, il pubblico ha dimostrato in larga parte di apprezzare entrando volentieri nella dimensione dei Gottesmorder. Rispetto allo show dello scorso ottobre siamo anche riusciti ad apprezzare appieno le scelte vocali del cantante / chitarrista Michele: il growl che su disco appare tanto strano rispetto ai “canoni” del genere (ma comunque assai azzeccato) e che nell’ultima occasione ci era sembrato monotono e stancante, in questa sede ha mostrato tutte le sue potenzialità, rivelandosi tutt’altro che monotono ma anzi a tratti anche piuttosto vario ed espressivo. Per il resto, è secondo noi da sottolineare il fatto che i tre toscani siano sì capaci, se visti in condizioni ottimali, di rapire l’ascoltatore catapultandolo nelle proprie trame oscure e opprimenti, ma bisogna dire che anche nei momenti in cui le loro atmosfere si fanno più limpide nei brevi richiami “post rock” in cui “prendono fiato”, i Gottesmorder sono capaci di sorprendere anche chi li sentisse per la prima volta. Nel nostro caso, sono riusciti a sorprenderci anche se già li conoscevamo, e siamo davvero contenti di aver cambiato idea su di loro. Non vediamo l’ora di rivederli ora.
PLANKS
Altra bellissima sorpresa è stata lo show dei Planks. Conoscevamo bene gli ultimi lavori della band, e c’erano anche discretamente piaciuti, ma davvero non ci aspettavamo che la nostra curiosità iniziale nel vederli si tramutasse in un tale sincero entusiasmo (tanto che non abbiamo saputo resistere a fine concerto alla tentazione di prendere al banchetto merch la ristampa in edizione limitata di The Darkest Of Greys / Solicit To Fall). Le sorprese cominciano dalla setlist: coraggiosamente, i Planks hanno deciso di incentrare la scaletta di questo tour su pezzi inediti (uscirà presto uno split coi Lentic Waters), scelta che potrebbe sembrare azzardata per una band che comunque è ancora abbastanza “di nicchia” e che ha fatto uscire ancora poche cose, per quanto di ottima qualità. Invece, i tre tedeschi fanno decisamente centro, dimostrando grande personalità e forte convinzione nei propri mezzi. Sarà anche perché la maggior parte dei presenti non conosce a menadito i vecchi brani ed è qui soprattutto per curiosità, ma i ragazzi fanno un figurone; certo a noi sarebbe piaciuto sentire dal vivo un maggior numero di pezzi tratti da The Darkest Of Grays e Solicit To Fall (abbiamo comunque molto apprezzato, ad esempio, un’ottima riproposizione di “Sacred And Secret”), ma come si fa a lamentarsi effettivamente alla fine dello show? I nuovi brani hanno una componente atmosferica ancora più marcata, pur conservando il mood oscuro che caratterizza le vecchie produzioni del trio teutonico, ma possiedono anche una grande capacità di catalizzare l’attenzione dell’ascoltatore; considerando anche che la band ha chiesto di spegnere le luci del locale per relegare l’illuminazione a forti luci bianche piazzate in mezzo ai musicisti sul palco, l’atmosfera ottenuta è stata davvero affascinante, e senza particolari orpelli quello dei Planks s’è rivelato uno show coinvolgente da ogni punto di vista, musicale e visivo. A questo aggiungiamo che la voce di Ralph on stage è decisamente meno aspra, più roca e più espressiva, cosa che c’è sembrata rafforzare il paragone con Ryan Anderson dei Coliseum che abbiamo appena accennato in sede di recensione (ma il timbro del tedesco resta comunque molto personale e particolare), e lo stesso cantante, pur essendo di poche parole, ha saputo creare una bella atmosfera di empatia che ha evidenziato l’umiltà e la passione con cui questi ragazzi suonano, oltre a rafforzare il senso di intimità di questa bella serata.
Come abbiamo sottolineato in sede di recensione, i Planks sono una band preparata, personale e coinvolgente, capace di scrivere belle canzoni e soprattutto vogliosa di rinnovarsi e di esplorare continuamente nuove sonorità. A noi sembra anche che i brani nuovi stiano prendendo una direzione interessante, e per questo non vediamo l’ora di riascoltarli su disco, ma per il momento possiamo già dire che se continueranno sulla strada intrapresa, distinguendosi con live shows coinvolgenti come quello a cui abbiamo avuto la fortuna di assistere, il nome di questi ragazzi ha tutte le potenzialità per essere sempre più chiacchierato in diversi ambienti dell’underground europeo e non solo. Concerto – rivelazione dell’anno, senza dubbio.