(Neurot Recordings, 2012)
1. The Vessel & The Stake
2. Starless Midnight
3. Slain In Spirit
4. Resurrectionists
5. One To Oneness
6. Reaping Golden
7. Austrian Windows
8. Martyrium
9. Old Believer
Bisogna sempre drizzare le orecchie quando si parla di Neurot Recordings. L’etichetta di Steve Von Till produce da tempo molti dischi di ottima qualità, e abbiamo imparato che solitamente ci si può fidare anche di nomi abbastanza sconosciuti, se fanno uscire qualcosa per la label dei Neurosis. Quando abbiamo dunque appreso la notizia che gli Ides Of Gemini avevano firmato per la Neurot, ci siamo subito messi all’opera per approfondire la conoscenza di questa band, per poi accostarci con interesse a questo debutto Constantinople, disco doom / psychedelic rock interessante e meritevole di essere approfondito.
Scopriamo dunque che dietro questo monicker si nasconde Sera Timms, cantante e bassista dei sofisticati Black Math Horseman, combo a metà tra il doom più etereo e lo space rock più psichedelico, autore di un unico full-length, Wyllt, del 2009 (andate a scoprirlo: è un gioiellino di notevole bellezza). La formazione è completata dal noto giornalista musicale J. Bennet alla chitarra e da Kelly Johnston alla batteria, ma è forte la sensazione che questo progetto viva unicamente per volontà della Timms e per permetterle di sfogare pienamente la propria creatività. E’ senza dubbio la voce della californiana a spiccare più di ogni altra cosa, e sebbene la ragazza sia dotata di una notevole ugola, la cosa si tramuta brevemente in un’arma a doppio taglio: rispetto a come si esprime nei Black Math Horseman, qui sembra che Sera voglia enfatizzare ad ogni costo un tono onirico, potente ma allo stesso tempo cupo. A conti fatti però la performance mostrata dalla frontwoman nel debutto della band madre ci piaceva molto di più: dando un taglio più intimistico e contenuto alle sue linee vocali, la Timms in Wyllt riusciva a rendere la propria prova molto più emozionante e coinvolgente, mostrando tanta classe e doti canore comunque sopra la media.
Certo, bisogna dire che la proposta degli Ides Of Gemini è diversa da quella dei BMH. Tenendo bene a mente questo, si può comunque continuare sulla strada di questo confronto, e scendendo più nel dettaglio si potrebbe anche arrivare a definire gli IOG come una versione doom più “leggera” della musica proposta dal quartetto californiano promosso e prodotto da Scott Reeder dei Kyuss, che può contare su compositori di un certo livello. Sono pochi i pezzi subito riconoscibili in questo Constantinople: possiamo citare l’opener “The Vessel & The Stake” e il suo inizio arrembante, o la centrale “Resurrectionists” col suo riff portante squisitamente rockeggiante, o anche la seguente “One To Oneness”. Tuttavia, non si può non sottolineare la scarsa longevità complessiva dell’opera, dato che pure l’elemento centrale del disco, ovvero la prova vocale, alla lunga risulta pesante, rendendo Constantinople un disco appena sufficiente, proprio a causa di questa facilità nell’annoiare l’ascoltatore non appassionato.
Sicuramente il contratto con la Neurot Recordings ha dato una certa visibilità agli Ides of Gemini, e ci auguriamo davvero che il trio americano riesca a sfruttare al meglio questa vetrina con dischi all’altezza in futuro. Noi tuttavia, che da una label come quella in questione ci aspettiamo soprattutto prodotti di grandi realtà internazionali alternati a dischi di giovani promesse, rimaniamo con l’amaro in bocca quando, dopo numerosi ascolti, ci ritroviamo a piazzare gli IOG nella casella “occasioni mancate”.
6.0