(Seasons Of Mist, 2011)
1. Omni Potens;
2. Too Extreme!;
3. Existo Vulguré;
4. Blades For Baal;
5. I Am Morbid;
6. 10 More Dead;
7. Destructos Vs. The Earth/Attack;
8. Nevermore;
9. Beauty Meets Beast;
10. Radikult;
11. Profundis – Mea Culpa
E finalmente ci siamo: dopo ben otto anni di distanza da Heretic (in cui si potevano notare alcuni segni di cedimento, a parte l’ottima “Enshrined By Grace”) esce il nuovo album dei Morbid Angel, uno degli ultimi pilastri del death metal odierno e non. Cosa dire di più? L’attesa era spasmodica e il ritorno dello storico cantante/bassista David Vincent nel 2004 ha contribuito ad innalzare le aspettative per questa uscita. Aspettative che sono state ampiamente deluse. Sarà stata la momentanea dipartita di Pete Sandoval, costretto ad uno stop forzato a causa di un’ernia al disco e sostituito da Tim Yeung, oppure i nuovi interessi musicali del principale compositore, nonché chitarrista, Trey Azagthoth che ha candidamente confessato di ascoltare molta techno e di ritenerla “veramente estrema” (cit.), ma Illud Divinum Insanus contiene un’accozzaglia di influenze che perfino il più abile dei compositori non sarebbe riuscito a gestire in modo soddisfacente.
Ma andiamo per gradi, anzi tentiamo di creare un percorso bottom-up, cioè dal basso verso l’alto, semmai si possa arrivare ad un alto. Dopo un intro alquanto inutile si arriva direttamente ad una delle canzoni peggiori del disco: “Too Extreme!”; molti penseranno che nulla potrebbe essere peggio del titolo, invece qualcosa c’è: la musica. Questo è l’episodio in cui maggiormente Azagthoth ha dato libero sfogo alle sue voglie di techno/hardcore, dando vita ad una canzone che, con la sua cassa fissa coadiuvata da qualche ritmo serrato di chitarra, potrebbe tranquillamente venire passata dal dj di turno in discoteca o scambiata per un b-side dei Rammstein (e il ritornello in spagnolo non fa che confermare l’ipotesi). Possiamo ora continuare con “Radikult”, altro scempio al nome Morbid Angel, in quanto, oltre a scimmiottare palesemente (e malamente) alcune produzioni di Marilyn Manson, in alcuni punti verrebbe da gridare al plagio a causa della sconcertante somiglianza con una canzone dello stesso presente in The Golden Age of Grotesque (“Doll Dagga Buzz Buzz Ziggety Zag”, per la cronaca). Sullo stesso stile possono essere inserite anche “Destructos vs. the Earth/Attack”, in cui David Vincent improvvisa un’imitazione a danno del cantante dei Rammstein, “I Am Morbid” e “10 More Dead”, che però si rifanno ad influenze di estrazione più metalcore e Slipknot.
Bisogna dire però che qualcosa di buono c’è. “Nevermore”, che era già stata proposta on stage al Gods of Metal 2008, riporta alla mente i fasti di Domination (in particolare della canzone “Dominate”) almeno nelle parti più veloci e nel ritornello; il resto non è allo stesso livello, soprattutto lo stucchevolissimo coro nella parte centrale, ma la voce di Vincent riesce a mettere in ombra anche questo piccolo difetto. Altri episodi validi si possono trovare in “Blades for Baal” e in “Existo Vulguré” (in cui la ripartenza sul ritornello è da manuale), ma è troppo poco perché si possa definire quest’album anche solo come mediocre. Aggiungete a tutto ciò che i Morbid Angel sembrano prendere, in parte, la strada di quel death metal, abbastanza in voga ultimamente, prodotto benissimo, ma che non farebbe male ad una mosca, ed avrete un ritratto completo di Illud Divinum Insanus.
Voto: 4.