In un periodo in cui si fa un gran parlare, spesso a sproposito, di crust, questa incredibile serata all’XM24 ha il sapore di una lezione di storia. Per una serie di speciali congiunzioni astrali, un paio di tour si sono incrociati a Bologna per un sabato sera all’insegna del crust punk: per la miseria di 5€ siamo riusciti a vederci Kontatto e D-Clone, strepitoso binomio d-beat italiano-giapponese in tour europeo in questo periodo, i Doom, tra i padri fondatori del genere, e gli Iskra, una band che nel 2012 risulta estremamente importante per essere stata tra le prime a sperimentare il cosiddetto “blackened crust” che oggi va tanto di moda, anche se qualcuno pensa che l’abbiano inventato i The Secret (Solve Et Coagula è sicuramente un gran disco, ma è incredibile la reazione a catena che ha scatenato in tutto il mondo!). Ci siamo persi i primi tre gruppi, Ahna, Campus Stermini e Countdown To Armageddon, sicuri che i tempi d’inizio non sarebbero stati rispettati; e invece, c’è giunta voce che all’XM abbiano cominciato puntuali. Ci devono esser state proprio delle strane congiunzioni astrali, non c’è dubbio.
Iskra + Doom + D-Clone + Kontatto
XM24, Bologna
27 / 10 / 2012
KONTATTO
A Bologna i Kontatto giocano in casa. Sembrano saperlo anche loro, che danno l’impressione di suonare in salotto insieme a qualche amico nonostante si trovino invece davanti a un XM (sala grande ovviamente) bello pieno, anche di tanti amici, salutati continuamente tra un urlo e un altro. I ragazzi sul palco sembrano divertirsi, la gente pure e i suoni non son neanche male, nonostante le continue lamentele di Marione al fonico perché gli alzasse i volumi del microfono, quando la sua potente voce roca era invece una delle cose che si coglieva meglio. Il tempo a disposizione dei cinque è poco, dunque a parlare è soprattutto la musica, con poche pause tra un pezzo e l’altro; non siamo grandi conoscitori della discografia della band, ma abbiamo constatato con un certo stupore e piacere che ogni pezzo, almeno stasera, è uscito riconoscibilissimo, e anche i testi dei brani sono risultati di facile comprensione, cosa non scontata. Maestri nostrani del crust punk, i Kontatto sono forse uno dei migliori prodotti del made in Italy che possiamo esportare all’estero.
D-CLONE
Girando solitari per l’affollato centro sociale, avevamo notato personaggi con strane capigliature, ma senza poterci soffermare sui tratti del volto chiaramente orientali avevamo solo pensato a qualche “punkettone” con creste particolarmente originali. Quando poi li vediamo sul palco, capiamo chi sono i D-Clone: sicuramente il gruppo più pittoresco della serata, questi tre giapponesi dalle creste dorate fan vedere subito che con loro non c’è proprio niente da ridere. D-Clone è d-beat, senza compromessi: rasoiate di pochissimi minuti presentate spesso in lingua madre (se era inglese, era molto biasciato!), condite da urla belluine che non esiteremmo a definire le più sguaiate e sgraziate mai sentite live, per il senso di urgenza e allo stesso tempo di spontaneità che ci hanno comunicato. Non sembra esserci alcun tipo di preparazione nella musica dei D-Clone, tutto esce estremamente istintivo e nonostante ora a mente fredda ci rendiamo conto dell’estrema semplicità e ripetitività della loro proposta, sul momento eravamo totalmente catturati dal loro “ronzio” infinito e da queste urla impazzite. Estremamente spassosi.
DOOM
Quando stanno per cominciare i Doom, la sala concerti è totalmente piena (un po’ come è stato per il concerto dei Nasum) e si percepisce la sensazione di un’aspettativa altissima che aleggia nell’aria pesante. Purtroppo però, l’inizio non è certo dei migliori: dalla nostra posizione di fianco al mixer non capiamo assolutamente nulla, i suoni sono estremamente ovattati e confusi, ed è quasi impossibile capire cosa stiano suonando i quattro sul palco. Ok, stiamo parlando di crust e non c’è da aspettarsi grande pulizia di suoni, ma per quasi metà concerto s’è capito ben poco, addirittura per i primi due pezzi tutta la musica suonata dai quattro inglesi è stata avvolta da una cappa di totale incomprensibilità. In realtà la maggior parte della gente dà l’impressione di non farci troppo caso, il casino sotto al palco è davvero tanto, mentre on stage sembra domini l’apatia. I Doom sono chiaramente infastiditi, forse anche dall’orario (nonostante non siano stati piazzati come headliner per loro richiesta, non si può comunque dire che abbiano suonato “presto”) ma più probabilmente dall’intero contesto: anche quando i suoni sono per noi diventati più o meno decenti loro hanno continuato a lamentarsi col fonico, e per tutta la durata dello show hanno spinto giù in malo modo qualsiasi persona si avvicinasse troppo a loro salendo sul palco. Non possiamo però dargli torto riguardo a quest’ultimo punto: il livello di esaltazione e incivilità del pubblico è stato davvero alto, ma d’altronde in un centro sociale non puoi aspettarti gente seduta a sorseggiare champagne. L’apice però si è raggiunto dopo mezz’ora di show quando una lattina di birra (piena) lanciata verso la batteria ha interrotto a metà un brano, e pure lo show è sembrato compromesso per un buon quarto d’ora, per problemi tecnici poco chiari (immaginiamo per danni provocati da oggetti e liquidi lanciati). Insomma, il nostro interesse per l’opportunità di vedere un tale pezzo di storia all’opera si è esaurito alla svelta, e alla fin dei conti non esitiamo a considerare il concerto dei Doom a cui abbiamo assistito tutt’altro che memorabile.
ISKRA
Arrivano gli Iskra, ci sentiamo subito a nostro agio e ci riprendiamo dalla sonnolenza che ci aveva ormai colto (d’altronde è tardi, non sapremmo neanche dire quanto visto il cambio dell’ora). Sarà perché in fondo siamo un po’ troppo metallari, sarà perché siamo chiaramente “fuori luogo” nell’ambiente di stasera, ma gli Iskra sono stati per noi una vera e propria boccata d’aria fresca. La gente per loro è meno della metà di quella radunatasi per i Doom, ma i canadesi al contrario dei loro più illustri colleghi sembrano sentirsi totalmente a casa propria all’interno di un centro sociale e fin dal rapido linecheck il buon Wolf comincia a scherzare con gli astanti, chiedendo se questo o quell’altro strumento si sentano bene. Dietro a queste battute si coglie però un elemento fondamentale per la buona riuscita dello show di stasera: gli Iskra son stati senz’altro la band che ha avuto i suoni migliori, probabilmente perché il loro sound è quello meno “grezzo” della serata e dunque era proprio intenzione della band aver cura della pulizia dei suoni. Sicuramente, il combo canadese ha acquisito grande notorietà all’interno della scena crust punk, ma è da diversi anni che ha abbracciato sonorità differenti, vicine al black metal, andando a creare un mix godibilissimo di istintiva violenza e cruda oscurità a cui oggi siamo ormai piuttosto abituati (il full-length Bureval è però del 2009). Questo cambio di rotta condiziona evidentemente il tipo di pubblico che il gruppo è capace di richiamare: in una serata come questa, la sala si è riempita un po’ di più solo verso la fine, quando i cinque hanno suonato qualcuno dei pezzi più vecchi, che però oggi appaiono piuttosto banali e derivativi di fronte alla potenza del nuovo Iskra-sound. E’ quando i cinque suonano i brani più recenti che il concerto si anima maggiormente, nonostante sul palco regni una sorta di immobilità glaciale che coinvolge solo per l’ardore emanato dai musicisti e la furia delle graffianti urla di Danielle, che stupisce davvero per la forza con cui fa uscire la sua voce da quell’esile corpo femminile. Spetta però allo storico leader Wolf il compito di interagire col pubblico presentando i brani e le tematiche trattate, con sermoni per fortuna brevi che riescono a non risultare troppo stucchevoli. Il meraviglioso contrasto della musica degli Iskra sta proprio qui: nonostante il loro sound sia diventato molto più freddo e razionale, con una particolare cura per i riff più “metallici” e una non indifferente tendenza al blast-beat tipicamente black, non s’è perso il sentimento genuino di anticonformismo che li ha sempre animati, e che ci fa pensare che la loro evoluzione musicale sia senza dubbio sincera, sempre subordinata all’essenziale nucleo del messaggio anarchico di cui sono portatori. Troviamo davvero irresistibile questo contrato che unisce l’anarcho-punk al black/crust più feroce, e dopo la performance di stasera, stupiti come siamo dall’efficacia della proposta degli Iskra in sede live, pensiamo che continueremo a seguirli con rinnovato interesse, aspettando il successore del divertentissimo e oscuro Bureval e sperando che si ripresenti presto la piacevole occasione di vedere Wolf e compagni on stage.
Per stasera, però, possiamo tornare a casa soddisfatti: senza alcun dubbio, ci siamo tolti la voglia di crust punk per un bel po’… Anche se, in realtà, stiamo riascoltando Bureval anche in questo momento.