(Hydra Head Records, 2012)
1. Sophia (Mamiffer)
2. Tichà Noc (Mamiffer)
3. This Is One For Everyone (Pyramids)
Qualcuno potrebbe storcere il naso, a vedere i nomi coinvolti in questa uscita. Si tratta di uno split tra i Mamiffer, progetto solista di Faith Coloccia, e i Pyramids, dei quali lei stessa fa parte, che esce per la Hydra Head di Aaron Turner, compagno di vita della stessa Coloccia. Ma non è la prima volta che da quelle parti si fa “tutto in famiglia”: non è dunque il caso di scandalizzarsi, anche perché gli elementi interessanti in questi tre pezzi ci sono.
I primi due brani, a nome Mamiffer, sono una piacevole sorpresa: Faith sembra aver fatto tesoro del lavoro svolto su Bless Them That Curse You, l’album scritto in collaborazione coi Locrian. Infatti, a differenza di quanto accadeva in passato, il minimalismo dei Mamiffer non si traduce nel suono del solo pianoforte, ma viene arricchito (o forse sarebbe meglio dire “impoverito”) da elementi molto più vicini al noise, dando un retrogusto “elettronico” ad un brano altrimenti piatto come “Sophia”. Questa caratteristica è ancor più evidente nella successiva “Tichà Noc”, che nei suoi dieci minuti tende un po’ a perdersi ma che in fin dei conti risulta essere migliore della maggior parte dei brani contenuti in Hirror Enniffer e Mare Decendrii, in virtù di questa più marcata varietà, esaltata anche dalla voce della Coloccia che interviene saltuariamente.
Il minimalismo dei Mamiffer però in quest’occasione contagia, e non poco, anche i Pyramids: nell’unico brano da loro presentato non c’è traccia della schizofrenia a cui ci hanno abituato in passato, di quei ritmi nervosi che contraddistinguono i loro vecchi pezzi o quelli da loro scritti coi Nadja. “This Is One For Everyone” è un piccolo trip ambient fatto di delicati rumori di fondo e sussurri più o meno evocativi, che vanno a creare un’immagine di calma piatta che non riesce a incantare più di tanto, risultando anzi in fin dei conti una composizione piuttosto semplice e pure un po’ noiosa. Questi Pyramids più secchioni e meno estroversi non convincono, ma sicuramente dimostrano ancora una volta come all’interno di un unico nome vivano anime molto diverse: preferiamo però quando queste s’intrecciano con risultati più esaltanti.
Il giudizio finale è controverso. Sarebbe facile pensare che questo lavoretto sia nato da un “capriccio” di Faith Coloccia, ma forse è più giusto a supporre che entrambe le band abbiano voluto seguire una “linea comune” ben precisa, e che lo scopo di entrambe fosse produrre un disco prevalentemente legato all’ambient e al minimalismo sonoro; tuttavia, a beneficiare del risultato finale sono sicuramente i Mamiffer, che “fanno più bella figura”. In ogni caso, questo resta uno split godibile, una mezz’oretta di musica delicata decisamente ben suonata.
6.5
[Questo articolo fa parte anche dello speciale dedicato a Pyramids & Horseback, disponibile qui.]