(2012, Denovali Records)
1. The Greatest Healer
2. You Reap What You Sow
3. Legacy
4. Home Is Where The Heart Is
5. Shepherds & Angels
6. Blind Faith
7. Denial
Lascia sempre esterrefatti pensare all’influenza che un personaggio come Justin Broadrick ha esercitato su una buona fetta della musica moderna. Decine di band si sono ispirate direttamente e indirettamente alle sue intuizioni, ed altrettante sono nate per mano sua e hanno portato avanti un modo di intendere la musica sempre innovativo e lontano da qualsiasi stilema pre-esistente. Il primo progetto di Justin sono stati i Final, passati sotto traccia ma autori già nei primi anni ’80 (Broadrick era ancora un ragazzino) di un clamoroso mix di industrial e power electronics, ai tempi quasi inedito; suo compagno in questa esperienza era Andy Swan, talentuoso poli-strumentista pesantemente invischiato nella scena electro-dance inglese, nonché fondatore (nel 2008) dei qui trattati Iroha. Ad affiancarlo Diarmuid Dalton che, manco a dirlo, è anche il bassista dei Jesu; lo stesso Justin ha dato la sua benedizione a questo progetto, addirittura remixando il primo album omonimo del 2011.
E’ un disco ossimorico, questo Sheperds & Angels. Come i loro “cugini” Jesu, gli Iroha coniugano soluzioni chitarristiche shoegaze con una struttura di base tipicamente metal, muri sonori impenetrabili e freddi come il ghiaccio con vocals velate e rassicuranti. È un insieme di sensazioni contrastanti, un sound ben definito anche se a volte un po’ ruffiano; obiezione, questa, che non basta a renderli dei semplici mestieranti, perché gli Iroha a volte qualche sorpresa ce la fanno, azzeccando delle soluzioni abbastanza interessanti. Il lento fluire di Sheperds & Angels ricorda un ghiacciaio che si scioglie, al tempo stesso maestoso e quasi confortante; recuperando la lezione di molte band drone/shoegaze (come dimenticare gli strepitosi Angelic Process?), gli Iroha ci dimostrano che in mezzo a questo marasma di suoni (e rumori) contrastanti ed esplosioni incontenibili è possibile mantenere sempre aperto uno spiraglio: dai solchi lasciati dalle poderose bordate noise-drone emerge una flebile sensazione di speranza, che aumenta con lo scorrere delle canzoni ed è ben definita al termine dell’ascolto. Sul piano prettamente musicale, l’impronta della band di Broadrick si sente ed è piuttosto pesante, anche se negli Iroha forse c’è più attenzione all’aspetto elettronico, che nei Jesu riveste un’importanza secondaria rispetto alle altre componenti. Come avrete capito, non siamo esattamente in territori vergini o poco esplorati: Sheperds & Angels stilisticamente è un album come molti altri, e forse alla lunga questo difetto può pesare sul giudizio complessivo. A livello qualitativo, però, gli Iroha sono superiori a tante altre band del settore, e la loro sapienza e intelligenza compositiva emerge per larghi tratti durante l’ascolto. Sheperds & Angels è un disco che a suo modo lascia il segno, e soprattutto fa venir voglia di riascoltarlo più volte. E non è poco.
7.0