Grind On The Road Fest V
Vidia Club, Cesena (FC)
10/06/2011
Anche quest’anno si è svolto l’annuale appuntamento col nostro Fest: dopo due edizioni al Boulevard di Misano Adriatico, siamo tornati al Vidia Club di Cesena, e, a differenza dell’edizione passata in cui i gruppi erano principalmente death metal, abbiamo puntato su 5 bands molto diverse tra loro, più o meno sperimentali e “di nicchia”. La nostra scelta non ha pagato in termini di pubblico, ma la qualità delle esibizioni è stata sempre molto alta, e se non fosse stato per l’evidente incompetenza del fonico del Vidia avremmo visto 5 concerti superlativi. Si è cominciato alle 20.30, con i forlivesi Abaton…
Abaton
Degli Abaton abbiamo parlato molto ampiamente nel report (che trovate in archivio) del dicembre scorso sul loro concerto di spalla ai Murder Therapy: avevamo sottolineato le affascinanti atmosfere che creano con la loro musica e criticato la scarsa originalità del loro black-sludge nei momenti più concitati. A quasi sei mesi di distanza, abbiamo avuto il piacere di sentire notevolissimi miglioramenti! Questa sera gli Abaton ci hanno proposto pezzi nuovi e due pezzi “vecchi” un po’ riarrangiati: la formula è rimasta più o meno la stessa (potenti bordate a metà tra il black e l’hardcore intervallate da sporchi rallentamenti sludge, con atmosfere generalmente macabre), ma i pezzi risultano molto più organici e meglio strutturati. Il lavoro chitarristico, che avevamo elogiato a dicembre, è meno evidente: mancano quelle lugubri cavalcate solitarie che caratterizzavano la musica dei forlivesi in precedenza, ma basta tender bene l’orecchio per riconoscere quelle note affascinanti ben amalgamate col resto della musica. Noi preferiamo così. La sezione ritmica è sempre di buon livello, e la prestazione scenica dei cantanti coinvolgente come e più di prima. Un unico appunto: le 2 voci, per quanto si senta il lavoro fatto per differenziarle, sono ancora da migliorare. Molto interessante, a tal proposito, l’esperimento dell’ultimo brano con i due testi separati e le voci che si rincorrono, apparentemente senza che ci sia accordo tra le due. In generale, avanti così!
Sloth Machine
Ecco il classico gruppo che meriterebbe molto più di quanto raccoglie. Mentre grandi case discografiche promuovono mediocri cloni dei Mastodon come Red Fang e compagnia bella, gli Sloth Machine da Trieste propongono a pochi palati fini la loro personale rielaborazione di quel suono che tanto va di moda adesso: nella loro musica convivono i vecchi Mastodon con l’hardcore più incazzato, spunti di death metal moderno e grassi riff southern, il tutto condito da tanto groove. Questi quattro triestini sono davvero bravi, la loro musica potente scuote parecchio i pochi presenti e il loro impatto sul palco è notevole; il cantante si agita come un matto, mentre ruggisce uno dei migliori growl della serata (e vince il premio di Mr. Muscolo della serata), come anche il chitarrista. I pezzi tratti dai tre ep del gruppo si succedono velocemente, e il concerto finisce con Failure pt.1 e Failure pt.2, tratte dall’ultimo Sonno, unite insieme a formare un’unica lunga traccia che non sfigurerebbe su un album dei Baroness. Bravi, bravi, bravi… Sarebbe davvero bello sentire un album intero!
Murder Therapy
Chi ha letto il suddetto report della serata invernale “Murder Therapy + Abaton” forse ricorderà il fiume di elogi di cui abbiamo coperto i “nuovi” Murder Therapy. Non c’è molto da aggiungere a quanto detto allora: il death metal sperimentale dei 4 bolognesi è davvero musica coinvolgente e diretta ma allo stesso tempo elaboratissima e ricca di sfumature difficili da comprendere ad un ascolto superficiale. Questa sera il frontman Sean s’è mosso più del solito, ma per ora, se proprio qualcuno volesse imputare un difetto ai Murder Therapy, potrebbe dire che sono solo un po’ troppo freddi dal vivo. Sicuramente il vecchio vocalist Riccardo dava un grosso contributo in presenza scenica, ma riteniamo che questo approccio più immobile, che ricorda un gruppo più post metal che death metal, sia in fin dei conti adatto alla musica composta ora dalla band. Per questa data al Vidia poi i Murder hanno puntato di più sull’atmosfera e sulle parti strumentali, presentando anche un nuovo pezzo (che sarà sull’album futuro insieme a quelli sentiti a dicembre al Sidro e ancora al Vidia), “Nero di Marte”, a detta della band “dimezzato” (e sarà durato sei minuti!). Insomma, i Murder Therapy sono una realtà in costante evoluzione e crescita, e, come abbiamo già detto, la visione di un loro concerto è un’esperienza sicuramente consigliata. Se non altro per dire, tra qualche anno, “io c’ero anche all’inizio…”
[Trovate sul sito anche la video-intervista realizzata a Sean e Samu dopo il concerto!]
Incoming Cerebral Overdrive
Che dire degli Incoming Cerebral Overdrive? Vengono da Pistoia, dire che fanno hardcore o post-hardcore è fortemente limitativo [anche secondo loro! Vi rimandiamo a tal proposito all’intervista già pubblicata sul sito], e hanno classe da vendere. Perché, anche di fronte alle poche persone davanti al palco, hanno suonato e ringraziato il pubblico come se li stessero guardando in 200. Perché, al di là di questo, la loro musica è potente, tecnicamente notevole, imprevedibile e talvolta anche inaspettatamente profonda. E soprattutto coinvolgente, sia nelle parti più accelerate dove è l’hardcore schizofrenico a dominare, sia nei (pochi ma sostanziali) momenti più atmosferici. Si vede che i toscani sono animali da palcoscenico (soprattutto il frontman), e siamo pronti a scommettere che in una situazione un po’ più amichevole siano capaci di rapire davvero tante persone. Stiamo parlando di un gruppo autore di due album (Cerebral Heart e Controverso) che non fanno il “botto” internazionale solo perché provenienti dall’Italia, pieni di pezzi che dal vivo hanno una resa stupefacente. E allora ci chiediamo: perché nessuno ha mai pensato a mettere loro di spalla ad una data italiana dei Dillinger Escape Plan? Sarebbero uno dei pochi gruppi italiani a non venire totalmente umiliati, come puntualmente accade a tutti i temerari che accettano di aprire alle loro serate. Vi abbiamo dato un’idea di come sono gli I.C.O. dal vivo? Se la risposta è “no”, andate a vederli e fatevi voi un’idea, perché noi siamo rimasti a corto di parole intelligenti. Abbiamo solo applausi scroscianti.
Amia Venera Landscape
Gli Amia Venera Landscape sono ormai di casa in Romagna, e ci hanno sempre abituato a concerti notevoli. Questa sera li abbiamo visti in formazione ridotta, in 5 invece che in 6, a causa della mancanza del terzo chitarrista, che tra l’altro si occupa anche delle voci melodiche. La performance del gruppo non ha comunque perso in qualità: non ce ne voglia il musicista in questione, ma non ci dispiace affatto il post-hardcore degli AVL senza le clean vocals! Infatti, per ovviare all’assenza del sesto membro, i veneti hanno puntato tutto sui pezzi dell’ultimo, bellissimo, The Long Procession (l’abbiamo recensito molto positivamente pochi mesi fa), che dal vivo rendono benissimo, risultando direttissimi e mai noiosi nonostante la durata spesso superiore ai 5-6 minuti. Inoltre, abbiamo avuto anche il piacere di ascoltare un po’ di nuovo materiale, e ad un primo ascolto siamo rimasti piacevolmente colpiti: lo stile resta quello di The Long Procession, probabilmente accentuando la piega leggermente “post” che il gruppo ha già preso dal full-length di debutto. L’aggettivo non v’inganni però: i ragazzi anche stasera hanno suonato con l’emotività che li contraddistingue, pur rimanendo prevalentemente fermi, ad eccezione del cantante, che se s’è fermato per un po’ è stato solo per suonare la terza chitarra nei pezzi in cui proprio era necessario. Uno di questi, in particolare, è stato “Marasm”, che, come avevamo detto, è sicuramente il pezzo più affascinante dell’album (per chi scrive il più bello), nei suoi 14 minuti di post-metal, ambient e atmosfere sognanti; e, per fortuna, dal vivo non perde una briciola della sua capacità di emozionare l’ascoltatore, fin dalle prime, deboli note. In poche parole, stasera abbiamo, da una parte, visto il “solito” ottimo concerto degli Amia. Dall’altra però, abbiamo notato un sempre più consistente miglioramento della parte più “atmosferica” della loro musica, anche se, per fortuna, sembra che per ora i nostri non abbiano deciso di abbandonare la struttura di chiaroscuri che è diventata ormai il marchio di fabbrica delle loro bellissime composizioni. Sempre più bravi. Una degna conclusione per una edizione del nostro GOTR Fest ad altissimo tasso di sperimentazione e soprattutto qualità. E pazienza per il pubblico…
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