Gli Hooded Menace sono ormai uno dei gruppi più conosciuti a livello mondiale in quanto a death/doom metal: cogliamo quindi l’occasione dell’uscita del nuovo disco Effigies Of Evil, da noi qui recensito, per scambiare qualche parola con il fondatore e il principale compositore del gruppo, Lasse Pyykkö. Il tempo a nostra disposizione ci ha permesso di spaziare dal fresco contratto con la Relapse Records e dalla naturale evoluzione del modo di comporre degli Hooded Menace, fino ai trascorsi dei primi anni ’90 di Lasse e alla situazione di un certo tipo di death metal ai nostri giorni. Vi lasciamo quindi in compagnia delle parole dello stesso leader della band.
Ciao Lasse, come va? Benvenuto su Grind On The Road! Puoi raccontarci un po’ come è stato accolto il vostro ultimo album Effigies Of Evil?
Ciao! Grazie per l’ospitalità! I commenti a Effigies Of Evil sono stati ottimi: siamo molto felici di come il disco sia riuscito ed è bello vedere come anche la gente sembri apprezzarlo.
Dal vostro esordio ad oggi avete cambiato già ben tre etichette (prima Razorback Recordings, poi Profound Lore Records ed infine la Relapse Records), come è stato approdare ad un’etichetta di così grande risonanza mondiale come la Relapse Records? Tutto ciò ha inciso sul vostro modo di comporre e lavorare o avevate comunque già le idee chiare per il vostro disco?
La Relapse ci ha fatto l’offerta migliore fra tutte le label che ci hanno contattato, noi abbiamo voluto darle una possibilità e vedere come potevamo lavorare con loro. Non abbiamo niente contro il diffondere il nostro doom ad un’audience maggiore se la gente lo vuole; con loro (la Relapse, n.d.r.) le cose sono andate benissimo fino ad ora; la maggior parte della musica era comunque già stata scritta prima che cominciassimo a discutere del contratto. Il nostro lavoro è quello di soddisfare i nostri bisogni creativi e le nostre ambizioni, mentre il loro è quello di supportarci, far uscire il disco e metterlo in vendita.
Da Fulfill The Curse a Effigies Of Evil sono passati quattro anni e una buona evoluzione musicale (sia a livello di songwriting che di produzione), come giudichi a posteriori il percorso che avete intrapreso dagli esordi fino ad ora e cosa è cambiato dal primo disco?
Nessun cambiamento radicale: più melodie e più mid tempo si sono insinuati nella musica per far scuotere la testa. Siamo anche leggermente migliorati con le dinamiche della musica, che ora suona più varia ma che rimane devastante come sempre. Personalmente vedo molti miglioramenti anche riguardo alla produzione; abbiamo lavorato col nostro “ingegnere del suono” Mikko Saastamoinen sin dagli inizi e tutti questi anni passati insieme hanno approfondito l’intesa che c’è fra di noi. Ci piacerebbe comunque lavorare anche con altre persone in futuro, e sembra che Damian degli americani death metallers Horrendous parteciperà alla nostra prossima piccola release per Doomentia Records.
Oltre a tre full length avete già dato alle stampe ben cinque splits di tutto rispetto (con gruppo del calibro di Asphyx, Coffins e Horse Latitudes), pensi che sia possibile anche in un genere come il death/doom riuscire a “comunicare” qualcosa anche con uscite brevi come possono essere gli split? Prendiamo i Coffins, per esempio, personalmente ritengo che pubblicando così tante piccole uscite abbiano un po’ perso la strada giusta, tu cosa ne pensi?
E’ una bellissima sensazione condividere uno split con gruppi che ammiri e rispetti allo stesso modo. Ovviamente necessita di essere un progetto musicalmente interessante e penso che tutti i nostri split siano musicalmente rilevanti. Lo split con gli Anima Morte (uscito nel 2010, n.d.r.) è particolarmente interessante: abbiamo fatto una cover l’uno dell’altro e, come sapete, non proponiamo proprio lo stesso genere, ma le influenze da “colonna sonora di film horror” che entrambi condividiamo emergono chiaramente. La nostra versione suona come se fosse stata scritta per noi e viceversa.
Onestamente, non ho sentito tutti gli split dei Coffins, quindi non mi posso esprimere.
In tutti i vostri album è presente una pesante vena orrorifica, sia a livello visivo che musicale che di liriche, c’è qualche opera o regista a cui ti ispiri in modo particolare? Qui in Italia abbiamo una grande tradizione cinematografica horror/thriller con Bava, Fulci, il primo Avati, D’Amato, il primo Argento, ecc. che purtroppo vengono di rado riscoperti, conosci qualcuno di questi registi?
Ovviamente la serie spagnola “The Blind Dead” diretta da Armando De Ossorio è una nostra influenza, allo stesso modo dei film della Hammer Horror e della vecchia Euro Horror. Comunque sì, conosco i registi che hai citato e posso dirti che “L’Aldilà” e “Paura nella Città dei Morti Viventi” di Fulci sono alcuni dei miei film horror preferiti; le colonne sonore di quei film composte da Fabio Frizzi sono sicuramente un’influenza per gli Hooded Menace e inoltre c’è una canzone (“Evoken Vulgarity”) del nuovo album che è basata su “Baron Blood” (in italiano uscito col titolo “Gli orrori del castello di Norimberga”, n.d.r.) di Mario Bava. La tradizione horror italiana è davvero notevole.
A livello musicale, quali sono le vostre più grandi influenze?
I Candlemass e gli Iron Maiden degli anni ’80, i primi Cathedral, i vecchi Paradise Lost, Autopsy, Asphyx, Black Sabbath, i primi tre album dei Metallica, i primi Amorphis, Winter, ecc.
Torniamo indietro di qualche anno, due anni fa è stata ristampata in un ottimo doppio cd la maggior parte del materiale Phlegethon, uno dei gruppi death metal più particolari in Finlandia nei primi anni ’90. Cosa ricordi di quegli anni? Nello stesso periodo ci fu il boom del death svedese (Entombed, Dismember, Crypt Of Kerberos, Unleashed e tantissimi altri), ma ritengo che la corrente finlandese avesse qualcosa di più viscerale e brutale (Adramelech, Rippikoulu, Belial, primi Sentenced), ascolti ancora dischi provenienti da quegli anni? E ancora, cosa portò i Phlegethon a concepire un brano così particolare come “Without Tea Waters”?
Furono anni davvero emozionanti. Adoravamo tutti quei nuovi gruppi che suonavano più brutali, pesanti e veloci di quanto fosse mai stato fatto prima. Iniziammo a ricevere lettere e tapes da ogni angolo del mondo e a condividere il palco con le bands death metal ai tempi più importanti della Finlandia. Le persone che c’erano conoscono la situazione, seppure i ricordi si addolciscano col passare del tempo. Probabilmente il death metal crebbe fino al punto in cui non fu poi più così speciale: non voglio risultare elitario o qualcosa del genere, ma ci stancammo quando si iniziarono a vedere ragazzini perbene, che solitamente ci consideravano come freaks, indossare magliette di Napalm Death e Entombed, haha! Molti gruppi si sciolsero oppure cambiarono genere, pensa a Xysma, Disgrace, Funebre ecc.Noi eravamo ancora molto giovani (17/18 anni) quando i Phlegethon si sciolsero nel 1992 e desiderosi di vedere cosa eravamo ancora in grado di fare in campo musicale. “Without Tea Waters” è un esempio di come ansiosamente e in modo non convenzionale volessimo esplorare nuovi territori. C’è stato un tempo in cui ho ascoltato davvero poco metal, ma poi ho ricominciato a pieno regime. Apprezzo ancora le vecchie uscite, che sono quelle che ascolto più spesso, ma ci sono anche eccellenti nuove leve al giorno d’oggi.
Cosa puoi dirci negli altri progetti in cui sei ora coinvolto? In particolare, c’è già qualcosa in cantiere riguardo al tuo progetto personale Claws (Absorbed In The Nethervoid è un ottimo disco old school death metal di stampo finlandese, n.d.r.)?
Dei miei vari side projects solo Ruinebell (fautori di un crust oscuro e debitore al metal, con Dopi dei Machetazo e ora anche con Pekka degli stessi Hooded Menace) possiede nuovo materiale; registreremo un EP di quattro brani per Doomentia Records nel 2013. In questo periodo sono molto occupato con gli Hooded Menace, ma mi piacerebbe scrivere e registrare un nuovo album a nome Claws prima o poi, ma non voglio fare false promesse. Sarà il tempo a dirlo.
Assieme alle derive più moderne del death metal, in questi anni stiamo assistendo ad una rinascita di un certo tipo di death metal: gruppi come Miasmal, Krypts, Stench Of Decay o Bastard Priest tengono alta la bandiera dell’old school, inoltre molti classici vengono ristampati e riscoperti (le uscite Abhorrence, il primo Sentenced, Gorement, ecc), pensi che questa possa essere solo una moda passeggera o un “vera riscoperta” di uscite altrimenti dimenticate?
Forse il trend diminuirà un po’. Apprezzo i gruppi che hai nominato e, come ho detto prima, ci sono tuttora molte ottime band, ma, nel complesso, più gruppi dovrebbero cercare il proprio modo di esprimersi invece che emulare il sound di qualche progetto particolare o di qualche movimento. So dannatamente bene che anche noi dobbiamo tantissimo ai gruppi storici e si possono facilmente individuare con esattezza varie influenze qui e là, ma l’insieme è merito nostro.
Come vi trovate a livello di band a suonare dal vivo? So che tu preferisci cantare direttamente in studio e non ai live, è una scelta tecnica o giusto una preferenza personale?
E’ tecnicamente già abbastanza difficile in studio, quindi non lo porterò sul palco suonandoci anche la chitarra sopra. No, grazie! Inoltre sono felice di avere qualcun altro sotto le luci della ribalta sul palco.
Lo spazio a nostra disposizione è finito, grazie per il tuo tempo! Concludi pure come preferisci!
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