Come al solito, a noi di Grind On The Road importa poco del conflitto d’interessi. Perciò, anche se eravamo tra gli organizzatori dell’evento, ci teniamo a proporvi un live report del concerto svoltosi a Fusignano (Ravenna) sabato 15 dicembre. E’ stata una serata davvero gradevole, che ha visto come protagonisti i Sunpocrisy, una delle grandi rivelazioni italiane di quest’anno grazie al loro splendido Samaroid Dioramas; a supportarli c’era però un’altra realtà nostrana in grande ascesa, i Void Of Sleep, band che noi supportiamo da tempo e che recentemente s’è tolta la soddisfazione di firmare per Aural Music. In apertura i Black Sound Empire, il cui disco d’esordio avremo modo di sentire a breve. Insomma, nonostante la defezione dell’ultimo minuto dei Rise Above Dead, di cui c’è molto dispiaciuto, per chi supporta la bella musica italiana c’era davvero di che divertirsi.
Sunpocrisy + Void Of Sleep + Black Sound Empire
Circolo Arci Brainstorm, Fusignano (RA)
15 / 12 / 2012
BLACK SOUND EMPIRE
Non avevamo mai sentito i Black Sound Empire prima di quest’occasione, dunque basandoci su quanto scritto sulla pagina Facebook della band ci aspettavamo pressappoco un gruppo post-core o post-rock; ecco, la cosa più “postcore” dei Black Sound Empire sono le maglie indossate da alcuni dei membri del gruppo. In realtà, stando a quanto dicono loro stessi sembra che i ragazzi siano in una fase di transizione, e che il nuovo materiale sarà davvero diverso da quanto proposto adesso, fatto sta che ora come ora a noi la definizione più calzante per la loro musica sembra essere “alternative metal”, se non addirittura “nu”. Certo, qualche concessione al post-hardcore c’è (qualcosa in stile Refused si può cogliere), ma ci sembra che il principale punto di riferimento per i Black Sound Empire di oggi siano i Deftones. Non che questo sia un male (provate a dire qualcosa di male sui Deftones dopo il disco di quest’anno!), ma la somiglianza a tratti è davvero evidente, a partire dalle chitarre per arrivare all’impostazione vocale. Nonostante ciò, bisogna dire che i ragazzi sanno suonare, tengono bene il palco e divertono, non sembrano davvero un gruppo attivo da poco. Saranno un po’ derivativi, ma alla fine la loro è stata una mezz’oretta gradevole: aspettiamo con curiosità di sentire il disco e l’evoluzione che prenderà il loro materiale.
VOID OF SLEEP
Pronti, via, e subito salta la corda. Gli inconvenienti per i Void Of Sleep arrivano subito, con il chitarrista Gale costretto ad un cambio di chitarra a velocità record nel corso del primo brano, che per un po’ suona ovviamente “zoppo”. Poi però il concerto scorre abbastanza liscio: la band ravennate gioca in casa, ma la carica è quella di sempre, tanto più che in quest’occasione il frontman Burdo ha l’occasione di annunciare con orgoglio che i pezzi suonati saranno presenti sull’album di debutto Tales Between Reality And Madness, in uscita a metà gennaio via Aural Music (a breve la nostra recensione!). I Void Of Sleep anche in quest’occasione dimostrano di essere in grande forma e di poter essere una delle più belle sorprese del 2013; siamo pronti a scommettere che anche chi non li conosceva questa sera sarà rimasto piacevolmente impressionato dal loro stoner / sludge rock infarcito di psichedelia. E’ questo l’aspetto che recentemente è stato più sviluppato dalla band: l’esempio più eclatante è la parentesi atmosferica che caratterizza la nuova versione di “The Great Escape Of The Giant Stone Man”, ma in tutta la musica dei Void Of Sleep notiamo, più che in passato, un’alternanza davvero gradevole tra parti più “grasse” tipicamente stoner e momenti in cui i quattro sfoggiano tutto il loro gusto melodico. E’ comunque sempre un piacere vedere all’opera questi ragazzi: ci auguriamo davvero che il prossimo anno sia ricco di soddisfazioni per loro.
SUNPOCRISY
Non vedevamo l’ora di vedere all’opera i Sunpocrisy. Come già scritto nell’introduzione, il loro Samaroid Dioramas è stato uno dei dischi più belli di questo 2012 ormai concluso e perciò era tanta la curiosità di vedere l’impatto che sarebbero stati in grado di suscitare i pezzi ivi contenuti in una dimensione live. Possiamo subito dire che le nostre aspettative sono state ripagate in pieno, e che l’unica critica che potremmo muovere è sulla brevità della setlist, composta di soli tre pezzi (per quanto fossero i più lunghi del disco, circa dieci minuti ognuno). I Sunpocrisy sono musicisti dotati e molto attenti ai dettagli, che amano curare anche la parte “visiva” del proprio show: utilizzano poche luci sul palco, nei momenti più atmosferici si esibiscono quasi nella penombra (un po’ come i Lento) mentre in quelli più concitati le piccole torce agganciate ai manici degli strumenti creano semplici giochi di luce davvero azzeccati muovendosi insieme agli stessi musicisti. Venendo al concerto in sé, dopo pochi minuti di introduzione i sei bresciani attaccano con “Apophenia” e veniamo subito travolti dalla loro onda d’urto. I suoni sono all’altezza della situazione, perciò si colgono chiaramente le trame delle tre chitarre, che danno una forma articolata ma allo stesso tempo diretta e coinvolgente ai brani; una delle tre è suonata dal frontman Jonathan Panada, che spesso se la porta alle spalle e si dedica solo al canto. A tal proposito, è davvero maiuscola la prova del cantante e fedele a quanto è possibile ascoltare su disco: Panada è davvero a suo agio sia con l’urlato che col pulito e, anche se nel finale del secondo brano “Φ – Phi” non raggiunge le vette emotive del disco, ogni brano è rafforzato dalla sua interpretazione sentita e convincente. Quando viene annunciato “Dioramas” come ultimo pezzo son già passati poco più di venti minuti ma quasi non ce ne siamo accorti: ci godiamo anche questo terzo brano con grande piacere, e a fine concerto abbiamo davvero la sensazione di aver visto all’opera un gruppo di caratura internazionale, ma soprattutto sei musicisti dotati di grande sensibilità, compositiva e non solo, capaci di ricreare su un palco atmosfere davvero affascinanti e multiformi. I Sunpocrisy, come già abbiamo detto in sede di recensione, sono il classico gruppo che se non venisse dall’Italia sarebbe adorato ovunque, soprattutto dagli esterofili nostrani: svegliatevi tutti, e la prossima volta che passano dalle vostre parti non perdetevi l’occasione di ammirare dal vivo questi ragazzi, che già ora appaiono maturi per palcoscenici più importanti.