(Prosthetic Records, 2012)
1. Part I
2. Part II
3. Part III
Che la Gran Bretagna sia da sempre terra prospera di musicisti talentuosi e pieni di idee si sapeva già, dunque è sempre un piacere imbattersi nelle sue realtà più occulte e intime, come questi Dragged Into Sunlight, portatori (in)sani di misantropia dal 2006.
In seguito alla ristampa del loro primo album Hatred For Mankind, dal titolo un tantino amorfo ma efficace, i quattro inglesi sono finalmente giunti al secondo album, Widowmaker, uscito questo novembre 2012 per la sempre più valida Prosthetic Records, ex label di band come Lamb Of God, Gojira e Animals As Leaders. Se nel primo album i ragazzi di Liverpool sputavano veleno attraverso un sound violento e grezzo, votato soprattutto al death/grind, in Widowmaker si sono spinti molto più in alto, spostando la loro proposta su territori sludge/doom e blackened death, arrivando a tratti a ricordare addirittura l’immensa oscurità dei Dead Congregation o degli Ash Borer.
Immaginatevi un bel pentolone bollente colmo di odio, fango e sporcizia, e avrete Widowmaker, che altro non è che un’unica opera sviluppata su tre tracce dalla durata superiore a undici minuti ciascuna; nella prima sarete annichiliti fino al midollo, tanto da non capire quale bisogno ci sia di continuare ad ascoltare note cosi dolorose e interminabili che portano all’angoscia più nera, in particolar modo non appena fa capolino sul tappeto musicale il violino. Detto ciò, non spaventatevi troppo se sarete accolti da atmosfere dark ambient e drone in stile Barn Owl, è solo l’inizio della caduta e presto l’aria si farà piu’ pesante. Con i primi minuti di “Part II”veniamo infatti travolti da una colata di sludge/doom violentissimo e sozzo: da qui in poi tutto prenderà fuoco. Bordate che ricordano sempre più la malsanità e la malvagità degli Eyehategod rappresentano al meglio tutto il resto del disco, che comunque mantiene una propria personalità ben distinta e lascia ben sperare sulle nuove composizioni.
I Dragged Into Sunlight non mostrano i loro volti, non hanno nomi e non vogliono fare amicizia con nessuno; in loro giace l’oscurità e attorno ad essi si respira solo aria fetida, che decompone lentamente qualunque essere in vita nelle vicinanze. Questi quattro loschi individui hanno intrapreso una strada contorta ed originale nel calderone del metal estremo, lo hanno fatto con genialità e un briciolo di arroganza; in futuro vedremo se terranno testa a loro stessi, nel frattempo noi attendiamo con ansia un nuovo gioiello nefasto. Sconsigliati ai deboli di cuore.
7.0