(Aural Music, 2012)
1. Blood On My Hands
2. Wisdom Of Doom
3. The Great Escape Of The Giant Stone Man
4. Lost In The Void
5. Ghost Of Me
6. Mirror Soul Sickness
7. Sons Of Nothing
Il 2012 è stato un anno ricco di soddisfazioni per il made in Italy musicale ed anche questo potrebbe non essere da meno. La prima bella sorpresa del 2013 è italiana e risponde al nome di Void Of Sleep, quartetto ravennate di cui vi abbiamo già parlato diverse volte su queste pagine, che con questo debutto Tales Between Reality And Madness dimostra di non essere più semplicemente un gruppo dalle belle speranze, bensì una realtà matura, pronta per il definitivo salto di qualità. Il loro EP d’esordio, Giants & Killers, era un lavoretto divertente e promettente, ma neanche le esibizioni live a cui abbiamo assistito, sempre più coinvolgenti, potevano farci pensare ad un album di questo livello.
Tales Between Reality And Madness potrebbe essere definito come un disco bello, coinvolgente e fresco di hard rock moderno, se il termine “hard rock” non fosse ormai così sviante. Nei Void Of Sleep di oggi sono diversi gli elementi che vanno ad arricchire quello stoner rock che è la base del sound dei nostri fin dagli inizi: ci sono sprazzi di prog rock poco cervellotico, ampie concessioni a divagazioni psichedeliche che in Giants & Killers non avevano molto spazio, e un gusto melodico che rende certi brani terribilmente accattivanti, nonostante ognuno di essi non scenda mai sotto i cinque minuti di durata. Le tre tracce che componevano l’EP sono presenti anche qui (e ci stanno benissimo, a dimostrazione della bontà del lavoro svolto anche due anni fa dalla band), con poche differenze rispetto alle versioni originali ad eccezione di “The Great Escape Of The Giant Stone Man”, leggermente stravolta da un break centrale di sola psichedelia che lascia un po’ interdetti le prime volte ma che alla lunga rende il pezzo ancor più gustoso. Le novità, relative visto che certi brani sono da tempo nelle scalette dei concerti dei Void Of Sleep, sono “Wisdom Of Doom”, ricca di riusciti contrasti tra parti più aggressive e aperture psichedeliche, la più atmosferica “Sons Of Nothing” e i due brani più sorprendenti posti al centro della tracklist, “Lost In The Void” e “Ghost Of Me”. La prima parte in maniera più tipicamente stoner per perdersi in vortici melodici che conquistano dal primo ascolto, mentre la seconda si apre con un giro di basso ammaliante, si sviluppa in un’esplosione di melodia grazie al ritornello più accattivante e catchy dell’intero disco e si conclude con riff “fumati” che ricordano gli Sleep.
In ogni brano è evidente che abbiamo a che fare con musicisti preparati e consapevoli dei propri mezzi: le chitarre macinano riff grassi che è un piacere ed allo stesso tempo risultano credibili anche quando si perdono in piacevoli divagazioni soniche, e il tutto è sorretto da una sezione ritmica che non si limita solo a dettare i tempi, ed anzi si ritaglia spesso un posto di primo piano. Quasi superfluo parlare di produzione, il bassista dei Void Of Sleep è Riccardo Pasini, vero e proprio Re Mida degli Studio 73 di Ravenna, che si è ovviamente occupato in prima persona delle registrazioni: se avete presente gli ottimi lavori che passano dalle sue mani, non avrete dubbi sulla bontà del lavoro fatto in quest’occasione.
Potremmo fare adesso uno dei soliti discorsi sull’esterofilia dell’italiano medio e sul rischio di passare inosservati che incombe sui Void Of Sleep, tuttavia ci limiteremmo a considerare che una band mediocre come i Red Fang ad esempio, tanto in voga oggigiorno, non avrà mai nella propria discografia un album come questo. Tales Between Reality And Madness è il disco che pure i Baroness avrebbero voluto scrivere: ecco, per rendere l’idea, la band di John Baizley nel comporre Yellow & Green s’è rifugiata nel prog rock d’annata, tornando di fatto indietro di decenni nella non-evoluzione del proprio sound. Nei Void Of Sleep, invece, tutto il background rock della band (dai Black Sabbath in poi) va a formare le solide fondamenta di un sound fresco e godibile, che trae linfa vitale anche dallo stoner anni ’90 e da esperienze musicali del nuovo millennio. Il risultato, come detto sopra, è un disco studiato ma allo stesso tempo immediato e divertente, che, in virtù di questa essenziale anima rock, potrà occupare un posto speciale nella playlist del 2013 di molti di noi.
8.0