(Prosthetic Records, 2013)
1. Convergence
2. Time Dissolves
3. Resilient
4. Nero Di Marte
5. Drawn Back
6. Anoptikon
Ve l’avevamo detto. Da anni ormai vi parliamo di questi ragazzi, da quando ancora si chiamavano Murder Therapy e, dopo essersi fatti ampiamente notare nella scena death metal italiana ed europea, stravolsero le coordinate del proprio sound proiettandosi in una dimensione nuova fatta di death metal moderno, avantgarde, post metal e molto di più (a malincuore dobbiamo pur dare qualche riferimento). Chi non li ha seguiti negli ultimi anni si ritroverà ora con un nuovo gruppo, di nome Nero Di Marte, che rilascia il proprio folgorante debutto omonimo per la notissima Prosthetic Records. Ma questo disco è in realtà pronto da oltre un anno, i pezzi contenuti in esso vengono suonati dal vivo da ancora più tempo e la firma con la prestigiosa etichetta americana è stata solo l’occasione giusta per abbandonare un nome che non rispecchiava più quello che i quattro bolognesi sentivano di essere.
I Nero Di Marte non hanno però cancellato tutto il proprio passato. Come già annunciato, l’opener “Convergence” inizia riprendendo il tema tribale con cui si chiudeva “Di Luci E Negazioni”, ultima traccia dell’EP-ponte Molochian, accogliendoci con un falling urlato da Sean Worrel che subito ci proietta nei vortici sonici di Nero Di Marte. Emblematico è il verso posto verso la fine della traccia (“Close your eyes, take a step forward, sink in the abyss with us”): è davvero un abisso quello degli ex-Murder Therapy, un mondo dove le regole le dettano solo loro, riscrivendo i canoni di diversi generi, superando con una facilità disarmante i limiti di quelle stesse band dai quali sono chiaramente influenzati. Questo album ha le potenzialità per suscitare lo stesso clamore che provocarono ai tempi From Mars To Sirius o Everything Is Fire (e per carità, forse senza dischi come questi i Nero Di Marte non sarebbero oggi a questo punto), superando la sostanziale “rigidità meccanica” dei Gojira, che certi livelli non li hanno mai più raggiunti, e reinterpretando in chiave catchy, se possibile, il monolitico incidere tipico degli Ulcerate.
Brani come “Convergence”, “Resilient” e “Drawn Back” oscurano in un attimo molte cose fatte negli ultimi tempi in campo “death moderno”, diciamo così, soprattutto dalla tanto decantata scena francese. “Time Dissolves” è invece su un livello superiore, grazie ad un sapiente amalgama di umori diversi, con un inizio altamente evocativo che prepara nel migliore dei modi alla climax finale di apocalittica furia. La vera sorpresa arriva però a metà della tracklist con “Nero Di Marte”, traccia che porta il nome del disco e della band stessa, nella quale probabilmente risiedono i germogli dell’evoluzione futura della band: anche qui abbiamo una partenza attendista, e un crescendo di rabbia che sfocia però stavolta in un break totalmente atmosferico, ai limiti dell’ambient. Simili contaminazioni si trovano nella conclusiva “Anoptikon” che, saremmo quasi pronti a scommetterci, si chiude con un tema che potrebbe già essere l’inizio del prossimo disco.
Quasi superfluo soffermarsi sulla preparazione tecnica dei quattro ragazzi, più volte sottolineata su queste stesse pagine. Il guitar-working (Sean Worrel / Francesco D’Adamo) è costantemente sopraffino, e tutto il sound della band si regge su una sezione ritmica costantemente sugli scudi, il basso di Andrea Burgio e il lavoro dietro le pelli di Marco Bolognini (ormai avrete già sentito altrove il nome di questo énfant prodige) non sono mai relegati ad un ruolo di secondo piano. Un discorso a sé bisogna farlo per la voce dell’italoamericano Worrel, che partendo da un urlato potente ed evocativo à la Mastodon / Hacride / [inserire qui ciò che ricorda a voi]arriva ad esplorare territori sempre più lontani: in avvio di titletrack si cimenta in una sorta di “rantolo” sofferto e molto espressivo, mentre le simil-clean vocals all’inizio di “Time Dissolves” ricordano quasi Chino Moreno. L’ulteriore sperimentazione vocale del cantante/chitarrista potrebbe sorprendere ancora in futuro. Intanto, nel consigliarvi la lettura dei testi, decisamente ispirati, vi segnaliamo alcune parole in italiano nella titletrack: già da tempo i Nero Di Marte presentano dal vivo un pezzo totalmente in italiano, ed è un altro indicatore per comprendere il futuro di questa band.
Abbiamo scritto fin troppe parole, ce ne rendiamo conto, ma un disco come questo merita di essere discusso e ampiamente lodato. Non sappiamo dire se davvero Nero Di Marte sia il manifesto di un nuovo modo di fare musica, se davvero quello di cui stiamo parlando sia un sound nuovo o invece l’espressione ai massimi termini di qualcosa che già esiste ma che ancora non era stato portato ai suoi limiti estremi. Ciò che sappiamo è che pochi dischi, in ambito metal, ci hanno entusiasmato come questo negli ultimi anni: già questo dovrebbe essere sufficiente per giustificare l’altissima valutazione espressa qui sotto. La vera difficoltà, ora, sarà ripetersi a questi livelli e soprattutto superarsi, che è da sempre l’obbiettivo di questi ambiziosi e talentuosi ragazzi. Noi continueremo a seguirli, sperando di ricevere, com’è stato in questi anni, indizi sul futuro; voialtri, se ancora non li conoscete, cominciate da questo magnifico disco. Abbiate la forza di impegnarvi, perché Nero Di Marte non si dischiuderà docilmente a voi dopo un primo ascolto disattento: avrete bisogno di tempo per “entrarvi dentro”, e questo è tipico dei grandi lavori, capaci di lasciare un segno nel tempo. Quel tempo che, come dicono loro, rivela davvero chi siamo.
9.0