Lunedì 15 Luglio, con un caldo venticello estivo che corre tra gli alberi del parco di Villa Arconati a Bollate (MI), mi accomodo sulle sedie un po’ da anziani disposte davanti al palco, in attesa del live di Mark Lanegan. Conosciuto dai più per l’osannato disco del 2012 Blues Funeral, Mark ha appena fatto uscire Black Pudding in collaborazione con il polistrumentista Duke Garwood e in Settembre arriverà pure Imitations, il nuovo disco. Nato come cantante degli Screaming Trees, Lanegan vanta oggi circa quindici pubblicazioni tra album ed EP che portano il suo nome, sia nella veste di artista solista sia nella veste di co-autore e cantante con collaborazioni del calibro di Queen of the Stone Age e Isobel Campbell dei Belle and Sebastien.
MARK LANEGAN
VILLA ARCONATI – BOLLATE (MI)
15.07.13
Dopo circa un’oretta di attesa parte l’intro di “Gravedigger’s Song” ed esce Mark. Je t’aime mon amour, comme j’aime la nuit.. Come si fa a non amarlo? Luce blu sullo sfondo e tutta la Lanegan Band illuminata di rosso con la luna accanto al palco a incorniciare un live che si prospettava memorabile. La sua voce incredibilmente profonda dà un tocco oscuro ad ogni pezzo e la band è impeccabile: ci ascoltiamo vari pezzi tratti da Blues Funeral come la magnifica “Grey Goes Black”, ma c’è qualcosa di strano. Pian piano si comincia a sentire il gelo nell’aria, un po’ la gente tutta seduta che ad un concerto rock sembra davvero una presa in giro, un po’ Mark che non sembra affatto a suo agio. Arriva qualche bella botta sonora con pezzi come “Phantasmagoria Blues”, “Riot in My House”, “ Creeping Coastline of Lights” dei Leaving Trains e un paio di pezzi dell’epoca Screaming Trees, oltre a “Harborview Hospital”, ma il live manca di empatia.
Al momento del bis, tutti ci siamo un po’ stufati delle sedie e siamo corsi sotto al palco per andare a cantare “Metamphetamine Blues” e far sentire a Mark che c’eravamo. Ma non è servito. Nonostante ci siamo messi a chiamarlo e a chiedere un’altra canzone, alle 23.15 dopo soli 55 minuti di concerto le luci si sono accese, accecanti, e i tecnici si sono messi a smontare.
Non era Mark Lanegan quello di stasera. Non posso pensare che un rocker del suo calibro abbia lasciato il suo pubblico così. Non voglio supporre che il motivo sia riconducibile al prezzo del biglietto. Mark doveva uscire comunque, lo doveva fare per chi si è fatto 3-400 km per vederlo, chi ha preso ferie a lavoro il giorno dopo, chi ha fatto un sacrificio per comprare il biglietto, chi ha tutti i suoi dischi o chi ne ha comprato anche solo uno. Mark doveva fare quell’ultima canzone, per tutti noi. Forse sono io troppo ottimista, a pensare ancora, nel 2013, che il music business risparmi il mondo del rock e che ci siano ancora dei veri rockers che amano e rispettano il proprio pubblico.