“Chi non muore si rivede”…? Modo di dire tipicissimo della nostra Penisola che non potrebbe calzare meglio per definire questo evento, capace – ma chi diavolo aveva diffuso la voce che quella dello scorso 13 ottobre sarebbe stata l’ultima edizione?? –, da ormai cinque anni, d’unire sotto lo stesso tetto, in un anonimo paesino in provincia di Reggio Emilia, una buona fetta di aficionados del brutal death, proponendo sempre band di livello, nostrane e non. Già, perché, anche questa volta, il 12 ottobre del 2013, il Lowlands Deathfest è stato un successo, malgrado le defaillances degli headliners (gli olandesi Centurian) e d’un’altra band del lotto (i tedeschi Medecophobic, prontamente e ottimamente, come si vedrà in sede di report, sostituiti dai bolzanesi Indecent Excision) e le minacce di freddo e pioggia delle previsioni meteorologico: almeno duecento brutal maniacs, infatti, hanno invaso la bella area di Parco Cascina, sette gruppi hanno fatto il loro dirty job on stage e, fra piadine, pizze, fiumi di birra, distros e stands competitivi, l’atmosfera familiare e di divertimento, tipica del fest, non è assolutamente mancata. Cosa chiedere di meglio, per neanche dieci euro d’ingresso? Rischio d’essere nuovamente ripetitivo, ma, ancora una volta, pollici su per l’associazione culturale Twilight, infaticabile e, a quanto pare, pure immortale, incarnata alla perfezione dal presidente Stefano Borciani (già cantante degli Hatred), un ragazzo gioviale, simpatico, che sa quando è il momento giusto per la festa più sfrenata, ma anche quando è il momento d’organizzare con una serietà che agenzie o enti ben più blasonati sul nostro territorio neanche si sognano. Noi di Grind on the Road ci siamo uniti volentieri al brutal party, ma, ancora una volta, nel caso foste mancati, siete autorizzatissimi a mangiarvi le mani. Leggere quanto segue per credere.
Unkreated – a cura di Glauko
Giovane band emergente del Cesenatico, forti del loro full length Godless Redemption, i Nostri hanno iniziato a scaldare gli animi, verso le 18,00, dei primi coraggiosi (già, comunque, presenti quasi due terzi dell’audience che avrebbe affollato la serata), con il loro death metal roccioso e tirato. Forti di sonorità moderne, che non disdegnano, comunque, di pescare da tradizione americana dei primi ‘90s, con qualche strizzata d’occhio al brutal death più melodico, ma non laccatamente tecnico, non hanno goduto di suoni perfettissimi – spesso troppo ‘fuzzose’ le chitarre –, però il loro show è stato tirato e senza pause, segno di convinzione e voglia di spaccare, soprattutto in una bella passerella come quella del Lowlands. Nulla per cui strapparsi i capelli, ma un buon inizio.
Unbirth – a cura di Glauko
Modena City Deathsters. Dopo l’interessantissimo esordio a lunga distanza, prodotto dalla kvlt label nipponica Amputated Veins, Deracinated Celestial Oligarchy, ero veramente curioso di vedere questa band – nella quale, per il piacere degli occhi e delle orecchie, militano pure Marcello Tavernari (Logic of Denial) e Emanuele Ottani (Hatred) – all’esame live; esame, ovviamente, passato a pieni voti. Suoni migliori, anche se non ancora ottimali, rispetto a chi li ha preceduti, growl corposo con sapienti inserti in pig squeal del frontman in primo piano, ritmiche serrate, chitarre capaci d’un lavoro vario, che unisce con gusto il brutal di scuola ‘uniqueleaderiana’ con svisate in territori ‘morbidangeleschi’, nonché una presenza on stage convinta sono stati gli ingredienti principali degli Unbirth e, per la prima volta, stare ad anche solo dieci metri dal palco, poteva essere un problema, per cercare di vedere qualcosa. Pollici su.
Indecent Excision – a cura di Glauko
Quando m’appresto a fare dei live report, cerco sempre di, come si dice, ‘fare i compiti’: cerco d’informarmi sulle band, eventuali piccoli gossip ed uscite. Gli Indecent Excision sono, in primis, due ragazzi che conosco da diverso tempo e dei quali ho stimato il loro album d’esordio, Deification of the Grotesque, per cui credevo d’essere decisamente informato in merito: Hannes, un chitarrista d’ispirazione Cinerary/Brodequin/Degrade e quello che probabilmente è il miglior guttural vocalist d’Italia, Bazza, entrambi, pressoché da sempre, sorretti dal vivo e in studio da una drum machine. Trovare, infatti, dal vivo il giovanissimo Alessandro ‘Venders’ Santilli (batterista ex-Necrotorture, attualmente in forza nel ‘supergruppo’ Devangelic) è stata decisamente una sorpresa: procurandomi l’ultimo EP Rise of the Paraphiliac Demigod (recensione promessa asap!!; nota di chi scrive), scopro che la collaborazione con quest’ultimo vanta già un’esperienza in studio. Malgrado alcuni problemi di palco – Bazza è inciampato un paio di volte in un gap fra le impalcature dello stesso, ma senza nessuna conseguenza drammatica in grado di minare lo show –, il concerto degli Indecent Excision è andato alla grande, ed è stato capace di scatenare più volte il pogo, spesso fomentato dalla piccola colonia di svizzeri presenti (eh già, cari metallini italiani: perché, mentre voi state a casa a lamentarvi che in giro non c’è una ceppa, questi, dopo sette ore d’autostrada, danno, senza remora alcuna, la loro fiducia ed il loro entusiasmo al nostro Lowlands!). Anche i pezzi che meno mi convincevano di Deification…, con un vero batterista, acquistano un groove ed una botta live pazzesca; le songs dell’EP, poi, segnano un passo avanti, sempre però seguendo il glorioso sentiero segnato dai Cinerary, band di culto amata da tutti, ma non troppo spesso ricordata, soprattutto a livello d’influenze musicali. Unico neo: figo sì sentire i pezzi con un vero drummer, ma il giovane Santilli m’è parso essere un po’ troppo legnoso nell’esecuzione: poco male; in una situazione attiva ed impegnata come la sua, il miglioramento, probabilmente, arriverà con spontaneità. Grandi.
Mindsnare – a cura di Glauko
Dopo Bolzano, la fermata del treno brutale che percorreva la geografia del nostro Stivale aveva la sua fermata a Torino, città di un paio di brutal acts piuttosto noti, ma anche della primissima death metal band italiana, i Mindsnare. Da piemontese, li ho visti, negli ultimi dieci anni, in tutte le salse, sia con la vecchia, sia con la nuova formazione e, da amante del genere, ho sempre sperato che, dopo lo stop forzato di qualche tempo fa (stare nell’underground dal 1989 costa fatica e sacrificio, care bands che nascono promettendo fuoco e fiamme e dopo tre anni si sciolgono…), i Nostri si rimettessero al lavoro, cercando di riacquistare una certa visibilità. Col solo Chris Benso come membro originale, i Mindsnare-versione 2013 non hanno comunque perso la voglia di suonare ed affermarsi ancora una volta: con la ‘solita’ – almeno per me, che li ho visti più d’una volta – scaletta antologica, rinforzata da alcuni inediti, con suoni di chitarra possenti e precisi, il combo torinese ha fatto una buona esibizione, attirando una certa curiosità. Unica nota non positiva, forse, la voce del nuovo singer Derek, a mio avviso, mai all’altezza del suo predecessore Gigi (sentitemi una “Before Human Race” a caso e ditemi se non c’è di che prendersi bene!). Comunque applausi. E bentornati, finalmente fuori dai confini piemontesi!
Hideous Divinity – a cura di Exhumed
Questi ragazzi provenienti da Roma e dintorni hanno sperimentato una rapida ascesa di fama, sia nel Bel Paese che all’estero, raggiungendo traguardi sicuramente meritati. Infatti, appena preso possesso del palco, i Nostri hanno dimostrato di che pasta sono fatti. Benedetti dai suoni migliori della giornata, gli Hideous Divinity hanno messo in piedi un’esibizione di tutto rispetto, curata fin nei minimi particolari: dopo una breve intro esplode un poderoso wall of sound, il cantante Enrico Di Lorenzo entra in scena e subito i ragazzi cominciano a spingere al massimo, senza riserve, riuscendo in pochi minuti a rapire l’attenzione degli astanti. Il loro technical-death metal risulta ricco e dinamico, costruito su ritmiche solide, accelerazioni al fulmicotone e qualche apertura melodica dai toni più dilatati, il tutto completato magistralmente da un alternarsi sapiente tra cantato in growl ed in screaming, attraverso il quale Di Lorenzo mette in mostra doti vocali di tutto rispetto ed una timbrica decisamente personale. In circa quaranta minuti di show gli Hideous Divinity colpiscono duro senza fare prigionieri, convincendo della loro genuinità e bravura anche in sede live.
Mass Infection – a cura di Exhumed
I greci Mass Infection godono, da qualche anno a questa parte, di un solido supporto da parte dei fans italiani, cosa che si palesa immediatamente appena salgono sul palco ed iniziano il check; un pubblico pimpante e carico di aspettative comincia subito ad assieparsi nelle prime file, mentre i ragazzi finiscono gli ultimi preparativi. Balza subito all’occhio l’assenza del bassista, a quanto pare infortunato: i Nostri si scusano per tale mancanza ma promettono uno show devastante. Sulle note di “Enslave the Earth” inizia la carneficina sonora, riff serrati e taglienti si susseguono con una rapidità vorticosa, sorretti da un drumming variegato ed incalzante di scuola Suffocation, che subito infuoca gli astanti; peccato però che un problema tecnico costringa la band a fermarsi dopo un solo brano, quando la lead-guitar del frontman George Stournaras ammutolisce di colpo, interrompendo lo show per qualche minuto. Chiusa questa piccola parentesi i Mass Infection ripartono all’attacco, pescando i migliori brani dei loro due full-length Atonement for Iniquity e The Age of Recreation ed inserendo pure una traccia del disco che dovrebbe uscire entro la fine del mese prossimo. Lo show è tutto basato sul giusto bilanciamento tra ferocia e tecnica, e fondato su una perizia e bravura sopra la media. Seppur la mancanza del bassista abbia fatto perdere parte della profondità e della definizione alle canzoni, l’esibizione è stata comunque di alto livello, la migliore della serata, lasciando tutti i presenti esausti ma deliziati.
Cenotaph – a cura di Exhumed
Assurti al ruolo di headliners dopo l’abbandono repentino dell’ultimo minuto da parte dei Centurian, i turchi Cenotaph fanno la loro apparizione sul palco verso la mezzanotte avanzata, mettono a punto uno spartano soundcheck incentrato principalmente sui suoni della batteria e danno rapidamente fuoco alle polveri. Sul loro show è bene fare una distinzione tra l’approccio avuto con il pubblico, con tanto di appeal scherzoso/goliardico, e l’ esecuzione sonora vera e propria; mentre nel primo caso hanno centrato in pieno il bersaglio, scherzando con i presenti, dicendo scempiaggini e stuzzicando la folla, in un totale delirio alcoolico, dall’altro lato hanno messo in piedi una performance piuttosto deludente, con suoni impastati, passaggi sconclusionati e alcuni riff poco convinti, cosa che ha lasciato un po’ tutti spiazzati vista la cruda e corposa brutalità vomitata fuori dal loro studio-album. Tra una pioggia di blasfemie e “moshpit barcollanti” nel quale risaltavano alcuni casi umani di persone completamente distrutte da un mix da alcol ed altre sostanze, i Nostri hanno sciorinato una serie di pezzi ignoranti, violenti e dal mood “slam”, incitando più volte a scatenarsi senza freni. Sicuramente si è trattata di una parentesi divertente e un po’ di “cazzeggio in allegria” poteva starci in chiusura di Fest, nonostante questo ci si sarebbe aspettato molto di più da una band in circolazione dall’ormai lontano 1994: invece, la loro performance ha lasciato un retrogusto d’amaro in bocca. Alla fine, consacrati dal pubblico e da un gigantesco scroscio d’applausi e grida d’apprezzamento, sono stati i Mass Infection i veri protagonisti e vincitori morali di questa edizione.
Ed eccoci allo spazio delle conclusioni; nonostante abbia subito il clamoroso abbandono degli headliner lo staff del Twilight non si è fatto intimorire, ed ha egregiamente aggiustato la bill-list. Ancora una volta l’impegno e la passione hanno dato i propri frutti, permettendo l’esistenza di un festival che di anno in anno assume sempre più il ruolo d’icona per quando riguarda il metal estremo dell’Emilia-Romagna. Eternamente grati a Borciani Stefano e a tutti coloro che hanno collaborato nella realizzazione dell’evento, rimarremo in trepidante attesa dell’edizione 2014, sperando in un crescente numero di partecipanti.
Exhumed