(Black Cloud Records, 2013)
1. Stripped, Whipped & Crucified
2. Prey for our Souls
3. Human Meat
4. Yes, They Still test on Dogs
5. Sulfering in Silence
6. Eat Shit & Buy
7. Corrupt Fucking System
8. Apostasy
9. Own Worst Enemy
10. Final Hour (for Golden Shower)
11. Con Dem Nation
12. Better Off Dead
13. Thatchercide
14. Cults of Human Sacrifice
Considerati ormai uno dei più grandi gruppi crust della storia, i Doom con il loro sound grezzo e minimale hanno influenzato centinaia di gruppi in tutto il mondo; dal Giappone al Brasile, dalla California alla Scandinavia, sono diventati il punto di riferimento per le generazione seguenti. A differenza di tanti loro contemporanei, che si sono riproposti dopo vent’anni con una formula completamente diversa (Amebix, Hellbastards ecc), i crusters inglesi sono stati fedeli alla linea, andando a ripescare sonorità e influenze del loro periodo, senza però non negarci qualche piacevole sorpresa. Le tematiche del punk militante portate all’esasperazione, l’incubo della Guerra nucleare, l’antispecismo, l’accusa al sistema capitalistico, queste erano le varie tematiche che potevamo incontrare ascoltando i grandi pezzi di questa band immortale e che possiamo ritrovare nel titolo del loro nuovo album e nei brani al suo interno.
Corrupt Fucking System, senza mezze misure, è un album che riporta al presente tutta la rabbia, l’attitudine e il nichilismo del periodo in cui il punk era morto e toccava a questi gruppi portare avanti un antagonismo musicale. Un album crudo e sporco degno della band di Birmingham. La formula dei nostri è ancora efficace e coinvolgente, si va dalla prima traccia “Stripped Whipped & Crucifed”, caratterizzata da uno sporco raw punk/d-beat, a “Human Meat”, minimale e ignorante al punto giusto, ma tra tutte la canzone più rappresentativa e interessante dell’album è sicuramente la tittle-track, in cui il cantante lascia il posto a una non meglio precisata voce femminile che ci riporta ai primi anni 80 e alle prime band anarcho-punk come CRASS e Dirt; le sonorità si fanno molto più tranquille e viene data un’importanza essenziale al testo e al cantato, ricordando che questa musica ha dei risvolti idelogici e politici non da poco. “Apostasy” è l’ unica canzone che si discosta per poco dall’intero contesto, con un breve intro dal caratteristico sapore sludge che esplode comunque in un violento crustcore martellante. La musica e soprattutto le tematiche che possiamo ritrovare nell’album risultano ancora attuali e riescono a far vivere ancora la leggenda di questa fondamentale band.
Se siete fans dei primi lavori di questo gruppo, non rimarrete certo delusi, quello che c’è in quest’ album è quello che ci si aspetterebbe dai Doom, un crustcore violento e spietato che non lascia spazio a compromessi, e che conferma la loro importanza in una scena ancora molto nascosta, purtroppo o per fortuna.
7.5