A due anni di distanza dal debut album Samaroid/Dioramas, abbiamo deciso di scambiare qualche chiacchera con una delle più promettenti e ambiziose band post metal italiane, i Sunpocrisy. La redazione segue il combo bresciano da tempo e non poteva certo trattenersi dal dare spazio alle molteplici novità che i nostri hanno in serbo; leggendo le risposte di Matteo Bonera (chitarra), scoprirete concretamente di cosa stiamo parlando.
Ormai sono passati due anni dall’uscita di Samaroid/Dioramas. Chi ha assistito ai vostri ultimi live ha probabilmente sentito il nuovo materiale che state suonando, la direzione sembra diversa da quella del disco d’esordio. Verso quali lidi si sta spingendo il vostro sound?
Sono passati due anni dall’uscita di Samaroid/Dioramas e per noi che l’abbiamo scritto ne sono passati addirittura sei; pezzi come il trittico “Samaroid Dioramas” risalgono infatti al 2008, quando stavamo registrando il nostro primo EP. La direzione presa dal nostro modo di comporre ha seguito una naturale evoluzione senza particolari forzature, andiamo dritti per la nostra strada e, sebbene siamo contenti quando il pubblico apprezza, scriviamo sempre per noi stessi cercando tuttavia di non ripeterci. Per questo motivo abbiamo scartato circa una quindicina di pezzi dopo Samaroid/Dioramas prima di arrivare alle composizioni che andranno a costituire il nostro prossimo album.
Rimarrete ancorati alla forma di “concept album” o volete slegare i temi trattati dai testi delle canzoni?
Il prossimo disco sarà un sequel di S/D. Siamo ancorati a questa forma di “concept album”, forse perché ci piace concepire un disco come fosse un libro, con capitoli consequenziali e interconnessi.
Volevate rimanere nel mondo del DIY o affidarvi a qualche casa discografica per il prossimo album? La fase di recording/mixing/mastering sarà affidata nuovamente a Riccardo Pasini degli studio73?
Avendo autoprodotto Samaroid/Dioramas ci siamo tolti qualche piccola soddisfazione, senza necessariamente sbandierare la parola DIY che, a mio avviso, ha cambiato significato oggigiorno con le possibilità offerte dalla rete, per dire una banalità tra tante. Preferisco pensare di fare un disco, stamparlo, fartelo ascoltare gratis e se te lo vuoi comprare o scaricare sei libero di farlo. Siamo già in contatto con Riccardo Pasini per la registrazione del nuovo disco e saremo entusiasti di lavorare nuovamente con lui, abbiamo avuto modo di migliorare in questi tre anni come musicisti e ci auguriamo che il risultato possa essere anche migliore di S/D.
Le canzoni di Samaroid/Dioramas sono composte con gusto e occhio per i dettagli, ricreate tutto ciò “a tavolino” o jammate in sede di prova?
La composizioni sono scritte e composte a casa da me o Jonathan, poi vengono provate tutti assieme in sala prove. Salvo qualche traccia ambient/noise che riproduciamo dal vivo e su disco non c’è spazio per le jam nella nostra musica. Mi balzano alla mente le tracce “Apoptosis” e “Vertex” più qualche traccia occasionale che suoniamo come intro o tra un pezzo e l’altro.
Sotto l’aspetto live, avete qualcosa in programma per il 2014 che coinvolga l’Europa oltre che l’Italia?
Stiamo lavorando per trovare alcune date in Europa, sentiamo la necessità di uscire dall’Italia. Al momento abbiamo qualche data fissata in Germania e Repubblica Ceca, cercheremo di passare anche per Austria e Svizzera.
Cosa ci si deve aspettare da un live dei Sunpocrisy?
Il live è la dimensione migliore in cui la nostra musica ha senso di esistere. Per noi è fondamentale suonare dal vivo e proporre il nostro show, anche nei posti più disparati. Ci piace pensare la musica come uno dei tanti aspetti dei Sunpocrisy e, se su disco curiamo personalmente la realizzazione delle grafiche e dell’artwork, dal vivo curiamo l’aspetto visuale, caratterizzando il nostro show con proiezioni visual, laser, luci stroboscopiche e ambientali. Invitiamo tutti, prima o poi, a prenderne parte.
Avete una line up “allargata”, che conta sei membri. Credete che sia stabile o che dovrete ricorrere a ulteriori assestamenti nel futuro? Rendere live l’effetto che hanno tre chitarre in studio deve essere dura, non avete mai pensato di spostarvi con un fonico specializzato?
Chi ci segue sa che il nostro batterista Carlo ha appena lasciato il gruppo. È stato un brutto colpo per la band perdere un membro fondatore sebbene capiamo le sue ragioni personali. Riccardo Fanara ha preso il suo posto e siamo molto contenti di portare avanti con lui la stesura dei pezzi nuovi. Quando possibile cerchiamo di girare con un nostro fonico, Paolo Ferrari ci segue da una decina di date ormai.
Qual è il miglior live a cui avete preso parte quest’anno? E qual è il migliore a cui hai assistito?
Tra i migliori live ricordo sicuramente quelli della scorsa estate: a Brescia con Napalm Death, D-swoon e These Oaks Are Demons, Forlì-Cesena con i Mouth Of The Architects, Void Of Sleep e Dementia Senex e Bologna con Deafheaven e The Secret. Sono stati live molto intensi dal punto di vista emotivo e sono successe cose fantastiche, ricordiamo insieme a voi quando a Forlì ci saltò quattro volte la corrente per l’impianto sovraccaricato del locale! Nel 2014 sono stato a pochi concerti “memorabili”, ma nel 2013 mi è piaciuto molto rivedere Ulver e Woodkid.
È tutto, grazie per la disponibilità, concludi come meglio credi!
Voglio ringraziare sinceramente lo staff di Grind On The Road che ci ha sostenuto incondizionatamente fin dall’inizio, tanto sul portale quanto nei live, lasciando giudicare l’orecchio e non la moda del momento. La lungimiranza premia.