(ATMF – De Tenebrarum Principio, 2014)
1. Drowned Hope
2. Dome of the Warders
3. Carved in Dust
4. Beneath Forsaken Skies
5. Il Ciclo della Forgia
6. Electric Flood
7. Manthe
Il terzo album dei Deadly Carnage è un disco molto difficile da affrontare, ed è effettivamente qualcosa che non può essere apprezzato da tutti. È bene fare questa premessa, in quanto da sempre, seppur con alcune importanti eccezioni, le sonorità più lente del nostro genere musicale preferito vengono spesso bistrattate, forse a causa dell’assenza di onanismo tecnico presente invece in molte uscite discografiche, forse perché semplicemente non si parla di draghi o caproni. Non va nemmeno omesso che in realtà in tempi molto recenti si stia assistendo ad una rinascita della musica pesante lenta, con un’uscita sempre più imbarazzante di gruppi-fotocopia o di progetti drone dal dubbio valore. Se vi piace dunque tutto ciò, saltate a piè pari questa pagina, tornate a sellare cavalli o a guardarvi i piedi nel tentativo di usare le vostre enormi pedaliere da chitarra. Se invece vi piacciono le opere ambiziose, introspettive, decisamente complesse, qua c’è pane per i vostri denti.
Manthe è il seguito di Sentiero II: Ceneri, disco piacevole di black metal in cui già si ponevano i semi per una stratificazione del suono non fine a se stessa. Si trattava comunque di un disco di mestiere, come tanti altri, ma quei semi sono diventati germogli, e i germogli a loro volta si sono tramutati in piante decisamente pericolose ed enormi. “Enorme” è infatti il termine che spesso riaffiorerà nella mente dell’ascoltatore: enorme è stato il lavoro di composizione, con pezzi molto lunghi se si esclude la piacevole e sorprendente “Electric Flood”, bordata black metal di appena tre minuti in un nero mare di pezzi la cui durata media è esattamente il doppio. Enorme deve essere stato il lavoro per quanto riguarda la registrazione e la produzione, e particolarmente degno di nota è in tal senso il lavoro fatto da Marco dietro le pelli, letteralmente perfetto. Enorme è il risultato, un ibrido black/doom metal in cui cenni di Esoteric si legano a picchi di gothic metal inglesi della prim’ora, talvolta interrotti da violente irruenze di stampo norvegese. Non vi è però un elemento prevaricatore sugli altri, tutto è bilanciato e guidato dai diversi registri vocali impiegati per guidare l’ascoltatore in questo viaggio decisamente privo di luce. C’è tempo persino per un pezzo cantato in italiano, “Il Ciclo Della Forgia”.
Insomma, in Manthe nulla è lasciato al caso: l’album necessita davvero di molti ascolti per essere memorizzato, e questo è forse l’unico “limite” di un’opera così complessa; ma l’impegno viene sempre ripagato, ai Deadly Carnage va riconosciuta la realizzazione di un album decisamente sopra le righe. Enorme, decisamente.
8.0