(Halo of Flies/Shove Records, 2013)
1. Monuments Collapse- Intro
2. Monuments Collapse- Starvation
3. Monuments Collapse- Phatos
4. Breag naofa- VII
5. Breag Naofa- VIII
La presenza ormai affermata di un fitto sottobosco di band dedite non solo a pubblicazioni di lungo minutaggio, ma anche a collaborazioni, split e interazione tra musicisti, segna abbastanza palesemente il positivo stato di grazia vissuto in questi tempi dalle correnti metal di recente formazione, dedite alla corrente cosiddetta area “post” del settore.
Il qui presente split ad esempio, realizzato da due realtà americane decisamente interessanti, conferma quanto detto in precedenza, nonostante sia giusto registrare un pelo di manierismo che talvolta emerge nel corso delle tracce, soprattutto da parte dei Monuments Collapse. Le due interminabili tracce di questi ragazzi intendono nella maniera più ortodossa possibile l’insegnamento dato in materia da molti loro conterranei, con Isis e Old Man Gloom quali colonne portanti per la definizione del loro suono, pur riuscendo nel complesso a non risultare dei meri cloni di questi illustri predecessori, inserendo del loro soprattutto a livello atmosferico. In questo senso, “Starvation” mostra tutte le carte vincenti del combo, dall’inizio arpeggiato, tranquillo e riflessivo ai successivi sviluppi spigolosi della canzone, fino al termine accompagnate dalla buona prova vocale del cantante. “Phatos” invece, come si evince chiaramente sin dal titolo, punta il carico su una maggiore dose di statica ripetitività, coinvolgendo sulle prime ma finendo per stancare un po’ nell’esasperare il tema principale fino alla conclusione. Partendo fondamentalmente dalle stesse premesse, i Breag Naofa riescono invece a rendere più personale il discorso, inserendo in primis delle notevoli melodie sbilenche che richiamano subito alla memoria le sonorità stranianti di “Australasia”, miste ad una composizione più fluida e meno prevedibile. “VII” si sposta con relativa scioltezza da momenti di asperità generale ad altri dilatati ed aperti, mentre la successiva e conclusiva “VIII” innalza la tensione fino a sfiorare da vicino alcuni evidenti richiami alla scuola dei maestri Neurosis, evocati ma mai plagiati dalla band di Seattle.
In definitiva, un ottimo compendio delle varie correnti primordiali del genere, ricche della possanza e dell’alto peso specifico caro al settore e molto poco incline alla sperimentazione più radicale che caratterizza le prove quasi metafisiche di gruppi come gli AmenRa. Halo Of Flies è stata attenta ancora una volta a licenziare sotto la sua egida due gruppi bravi e competenti, mai troppo ambiziosi nel cercare il colpo ad effetto, attenti piuttosto a seguire formule collaudate ma comunque efficaci.
7.0