(Century Media, 2011)
1. Walk That Path Alone
2. Mourn The Illusion
3. Screams From The Sanctuary
4. Nothing They Say
5. Anthem Of The Freedom Fighter
6. Something You Should Know (feat Phil Labonte)
7. Set You Adrift
8. Enslaved, Dead Or Depraved (feat. Randall Blythe)
9. With A Resounding Voice (feat. Tim Lambesis)
10. The Fearless Must Endure (feat. Zakk Wylde)
11. Heart Of Warrior (feat. Mike Valley)
12. Death Bestowed (feat. Mark Morton)
Quello di Jamey Jasta è, probabilmente, uno dei nomi più noti ed influenti della scena metal mondiale odierna. Acquistata la notorietà con la sua band principale, gli Hatebreed, Mr. Jasta si è dimostrato un artista a tutto tondo, devoto alla sua musica (e a quella che lo ha formato come artista), e soprattutto un instancabile appassionato dall’incessante creatività. Basta dare uno sguardo al curriculum del ragazzone del Connecticut per rendersene conto: Jasta infatti si diletta con due side-project, Kingdom of Sorrow e Icepick e ha collaborato con artisti concettualmente distanti dalla sua orbita musicale come Sebastian Bach e Necro. Possiede la label discografica Stillborn Records, la linea di abbigliamento Hatewear e ha inoltre lavorato come presentatore per il programma di MTV Headbangers Ball e per i Golden Gods Awards.
Dato il massiccio ammontare di impegni dovuti a tutte queste attività non era facile aspettarsi un lavoro da solista… e invece eccoci serviti! Durante l’ascolto dell’album, semplicemente intitolato Jasta, è facile notare come l’artista abbia dato sfogo alle svariate influenze musicali inespresse, e non, accumulate nel corso degli anni. Si nota come il sound à la Hatebreed ricorra per tutta la durata del disco, accompagnato da soluzioni metal moderne in stile Five Finger Death Punch e linee melodiche che chiamano in causa gli Shadows Fall. Veramente buona la prova vocale: il canto hardcore di Jasta è ormai una garanzia, ma altrettanto buoni sono gli episodi dove questo stakanovista della musica si allontana dal suo trademark cimentandosi in clean vocals (che a tratti ricordano Matt Heafey dei Trivium): non sorprendono l’ascoltatore ma non ricadono mai in episodi stucchevoli o di cattiva fattura. A dar man forte a questo lavoro vi è una pesante lista di ospiti del calibro di Randy Blythe e Mark Morton dei Lamb of God, Phil Labonte degli All That Remains, Tim Lambesis degli As I Lay Dying, Mike Valley dei Revolution Mother e il guitar hero Zakk Wylde.
Jasta descrive questo album come un lavoro nato e realizzato per puro divertimento. Gioco o no il disco è pienamente godibile e l’artista si esprime in territori mai esplorati prima con risultati inaspettati. Senza dover dimostrare niente a nessuno, Jamey Jasta si conferma uno dei nomi di punta per rendimento e passione nel suo lavoro, un personaggio trasparente e motivato a differenza di molti colleghi all’interno del music business. Un esempio per tutti!
Voto: 7