(Season Of Mist, 2014)
1. Baptized In Bud
2. Zero Weed Tolerance
3. Weedless Ones
4. Individual Pot Patterns
5. Pull The Carb
6. Considered Dank
7. Voice Of The Bowl
8. THC Crystal Mountain
9. With Their Hash He Will Create
10. From Wisdom To Baked
11. Medicinal Healing
Il death metal è una cosa seria e, come disse una volta Chris Barnes, il death metal va vissuto, è un stile di vita che va goduto fino in fondo. Tutto giustissimo, ma è anche corretto saper ridere e scherzare e a questo pensano i Cannabis Corpse, irriverente band parodia dei ben più famosi ed adorati Cannibal Corpse. La band, capitanata da quel Philip Kyle Hall che risponde al nome di Land Phil, bassista e seconda voce nei Municipal Waste, si presenta ancora in piena fissa per il death metal cruento e groovy con tematiche che pescano a fondo nell’horror più truculento, mischiandolo con droghe (prevalentemente marijuana) e una divertente ironia nera come la pece. Siamo qui alle prese con il quarto lascito della band di Richmond (Virginia), intitolato From Wisdom to Baked e pubblicato dalla Season of Mist, etichetta che sicuramente riuscirà a dare a questi ragazzi ancora più visibilità.
Degna di nota è sicuramente la copertina che non può non richiamare alla mente quelle generalmente adottate dai Cannibal Corpse, qui decisamente meno truculento ma più inquietante per la scelta dei colori e la scarsità d’illuminazione del quadretto famigliare rappresentatovi. A differenza dell’album precedente, che si presentava fin da subito con una copertina demenziale e divertente, qui abbiamo a che fare con un’immagine più cupa, segno forse di un incupimento anche del songwriting? Sì e no. I testi continuano ad essere i soliti guazzabugli irriverenti e divertenti senza troppe pretese, finalizzati a divertire con storielle assurde che uniscono l’horror più macabro e becero con le solite cinque o sei droghe di turno (degni di nota sotto quest’aspetto sono “THC Crystal Mountain” e “Zero Weed Tolerance”), mentre la musica pare essere leggermente cambiata rispetto al precedente lavoro. Non si intende certo dire che i Cannabis Corpse siano ora alle prese con del progressive death, ma se negli album precedenti il sound era diretto ed anche abbastanza scarno, in questo nuovo lavoro i suoni sono leggermente più profondi ed aleggia un’aura di cupezza più marcata. La velocità della proposta non è certo diminuita, anzi, si nota però una distorsione meno secca, più profonda ed incisiva, e un maggior equilibrio nelle tracce del disco che passano da tempi veloci ed assassini a bridge più lenti, magari caratterizzati da arpeggi maligni e sinistri o palm muting che forniscono un groove aggiuntivo al pezzo, che ne guadagna sensibilmente in godibilità. Sono presenti numerosi ospiti, i quali rispondono al nome di Kevin Quirion, Chris Barnes, Ralph Santolla e Trevor Strnad. Costoro molto probabilmente partecipano a quelli che sono i migliori episodi del disco, a parte Quirion, autore di un assolo poco convincente e penalizzato anche dal fatto di presenziare su quella che forse è la traccia più scarsa dell’album intero (per la cronaca si parla della prima traccia). Barnes canta nella simpatica ma aggressiva “Individual Pot Patterns”, che non poteva certo chiedere di meglio se non Chris stesso per essere interpretata vocalmente (leggete il testo e capirete). Santolla dona un’ottima melodia nell’assolo finale riservatogli in “Considered Dank”, pezzo dotato di un andamento estremamente veloce e semplice (ricorda per certi passaggi qualche canzone di “The Stench of Redemption” dei Deicide) ma che a sorpresa rivela un intermezzo davvero evocativo (i complimenti qui vanno a Brent per l’ottimo assolo), infine Strnad ci delizia le orecchie con la sua prestazione vocale in “With Their Ash He Will Create”, anch’essa veloce e spietata ma con un interessante bridge con palm mute, arpeggio e bending. In tutti gli altri brani la band se la cava comunque molto bene a rendere omaggio ai vari gruppi che hanno fatto la storia del genere (nessuno ha notato la citazione nascosta in “Individual Pot Patterns”?) e man mano che si procede nell’ascolto si scovano vari dettagli che richiamano alla mente diversi gruppi fondamentali (tutti di matrice americana comunque), vuoi per un riff o per un vocalizzo particolare.
La musica scorre veloce, feroce e abbastanza piacevole, nonostante alcuni episodi non spicchino di esagerata originalità, ma è lecito pensare che ai Cannabis Corpse non importi più di tanto inventare quanto divertire e divertirsi, e in questo nulla da dire, obiettivo raggiunto. Nota di merito va ai due compari di misfatto Land Phil e Brent Purgason, i quali si dimostrano una coppia di chitarristi efficace e dotata nello scrivere assoli che risultino piacevoli e freschi. Consigliato sia a chi non li conosceva prima d’ora sia ai fan di vecchia data, non rimarrete delusi.
7.0