(Bleak Recordings, 2014)
1. Rorcal – IX
2. Rorcal – X
3. Rorcal – XI
4. Process of Guilt – Liar: Movement
5. Process of Guilt – Liar: Movement
6. Process of Guilt – Liar: Movement
Gli svizzeri Rorcal e i portoghesi Process of Guilt hanno unito le forze per regalarci un ‘’simpatico’’ split all’insegna del male, stampando 666 copie, un numero alquanto esplicativo.
Si parte ingranando la quinta: gli elvetici nelle tre tracce di loro competenza si sono completamente dimenticati del proprio passato, Világvége è stato forse un antipasto a questo grossissimo incremento di velocità. Oramai il suono bastardo dei Rorcal tende pesantemente verso il black metal e, complice una produzione più pulita, non possiamo dire che non gli venga bene, il suono è nitido e quindi tutta questa rapidità non sprofonda in una cacofonia esagerata. In quanto a pulizia del suono forse in questo lavoro gli svizzeri toccano il proprio apice. Ma non ci sono solo blastbeats e riff che sembrano provenire da un alveare indemoniato, troviamo anche diversi momenti più ritmati e cadenzati; scordatevi però quei rallentamenti al limite dello stop totale e tutto quel noise con lunghi intervalli drone che prima era un po’ il trademark dei Rorcal e costituiva il grosso della loro musica.Certamente quello suonato in queste tre convincenti tracce non è un black metal vecchio e scontato, anzi, ma non aggiunge molto a quanto fatto finora. Probabilmente, ma non sicuramente, sarà la rotta per il prossimo loro disco.
I Process of Guilt, al contrario dei loro compagni di split, sciorinano un lento doom/sludge a tratti psichedelico. Seppur qualche volta un po’ troppo ripetitivi, i portoghesi procedono attraverso melodie ossessive e riff molto dilatati o puramente ritmici che vanno di pari passo con la sezione ritmica: questa è una caratteristica non presente nei loro precedenti lavori, più o meno recenti. L’incedere perentorio della batteria, quando agisce all’unisono con le chitarre, dà proprio quella botta di groove che serve, rendendo il tutto un po’ più dinamico, per quanto possibile visto il genere dei Nostri. Per essere chiari, la sensazione che danno i Process of Guilt in questo lavoro è quella di veder passare davanti agli occhi lo stesso panorama ma cambiando il filtro del colore: una volta ciano, poi seppia, infine bianco e nero. Insomma, non c’è assolutamente paragone con le produzioni precedenti, in cui il gruppo utilizzava soluzioni molto più variegate e energiche senza aver bisogno di ‘’giocare’’ con i feedback delle chitarra per momenti così lunghi: in questo stavolta hanno certamente esagerato. Diciamo però che dopo la prepotente velocità dei Rorcal i Process of Guilt svolgono bene il compito di portarti in un altro mondo, e il contrasto tra i due gruppi rende il lavoro nel complesso godibile e pronto per lo stereo.
6.0