(Don Carlos Productions, 2011)
01. Intro
02. Rabid Dogs
03. Sex, Drugs And Corruption
04. Politicians
05. Cop’s Blood
06. Gang War
07. The Big Racket
08. Fernet Death Squad
09. Killer Elite
10. The Poo Man
11. Those Of The Uno Bianca
12. Bankrobbers
13. Don Carlos
14. Self-Made Justice
15. A Dangerous Toy
Quello che viene in mente sin dall’inizio dell’ascolto di questo Self Titled cd dei Rabid Dogs è l’amore per un certo cinema italiano (e non solo) di fine anni ’70 – inizio anni ’80, con citazioni e samples tratti da film come “Roma a Mano Armata”, “Il Grande Racket” e “Cani Arrabbiati” (che dona il nome al trio), che non si sprecano e pervadono per buona parte l’intero LP.
L’esperienza accumulata dai componenti della band è evidente, i Rabid Dogs si formano dall’unione di musicisti che hanno militato precedentemente in gruppi come Bestial Devastation, Corpsefuckingart e Tools Of Torture (sull’asse Abruzzo – Roma) e tutto questo li porta ad essere tra le più attive nell’ambito grind italiano e non.
Il trio è dedito ad un grind ‘n roll, che unisce appunto tematiche e velocità tipiche del grind/death, a gang vocals hardcore con un gusto lirico per i cult movies e un approccio al tutto molto rock ‘n roll, che può ricordare a tratti la veemenza dei Brutal Truth, e in altri episodi il punk più sporco e grezzo.
I pezzi tra loro si somigliano molto, la composizione è volutamente minimale e poco varia, e la durata dei pezzi non supera quasi mai i 3 minuti, come da tipico stile grindcore
Leggendo i titoli delle canzoni che compongono questo album omonimo, si capisce come il black humor (indirizzato per lo più verso alcune “abitudini” tipicamente italiane) è l’ingrediente principale, basti pensare, solo per citarne alcuni, a pezzi come “Those Of The Uno Bianca”, “Sex, Drugs and Corruption” e “Bankrobbers”.
In tutto questo vi è un uso forsennato dell’ ”estremo”: dai tempi di batteria, spesso e volentieri in blast beats, alle voci in screaming, gutturals e pig squeal, fino a giri di chitarra al fulmicotone ed ignorantissimi che costituiscono la parte più “punk” dei Rabid Dogs.
La produzione in sè non è molto chiara, ma credo sia del tutto voluto proprio per restare in linea ai dettami del genere, considerando che in un certo tipo di produzioni grind il sound creato in studio tende ad essere sempre alquanto lo–fi e si sposa bene con l’immaginario powerviolence – made in italy che i Rabid Dogs possiedono.
Possiamo parlare finalmente di una band che si allontana dai clichè grind/death, e che (credo) si prende con l’ironia giusta, facendo le cose con un personalissimo ed estremo gusto trash che li rende unici nel loro genere.
Gli spezzoni dei film seminati qua e la durante il disco poi, sono davvero una chicca.
Voto 6,5