(Scarlet Records, 2014)
1. Collateral
2. State of Persistence
3. The Giant and the Cow
4. Timelapse
5. Liar’s Paradox
6. The Burning of Methuselah
7. Redemption
8. The Furnace Creek
9. Ayahuasca
È sempre stato abbastanza complesso definire il genere di appartenenza dei romani Adimiron vista la varietà della loro proposta, spaziante tra il progressive metal ed il thrash metal, scevra dai soliti cliché e sempre dannatamente estrema. La loro carriera, iniziata nel 1999, li ha portati a suonare anche con band molto famose, come Suffocation e Sepultura, accrescendo così sempre di più la loro fanbase. I loro album nel corso del tempo hanno palesato una continua evoluzione, da When Reality Wakes Up all’eccellente K2, ma con questo Timelapse si entra in una nuova dimensione. Non è un disco semplice, bisogna entrarci dentro. Già dalla copertina, disegnata dall’artista americana Lindsey Wakefield, si evince la complessità di quest’opera: il significato dell’immagine è quello di rendere definibile l’indefinibile.
Questo disco è un vortice oscuro che ti imprigiona dall’inizio alla fine. L’artefice principale di tutto ciò è il chitarrista Alessandro Castelli, aiutato egregiamente da tutti i musicisti, in particolar modo dalla new entry Tommaso Aurizzi alla chitarra ritmica. Scordatevi le ballad talvolta presenti in passato, Timelapse è diretto e spigoloso: il songwriting è stato notevolmente inasprito rispetto al passato, rendendo questo lavoro un’opera dura e cruda. La performance vocale di Andrea Spinelli, molto evocativa, si sposa perfettamente con le sonorità dell’album, la sua voce migliora col tempo neanche fosse un buon vino.
Gli spasmi ritmici ed i pattern simmetrici in questo scenario, definiamolo pure prog metal, sono molto incisivi. Una canzone rappresentativa di tutto ciò, dotata anche di una parte piuttosto atmosferica (una delle pochissime dell’intero album), è “Liar’s Paradox”: in alcuni punti sembra di ascoltare un mix tra i Gojira ed i Meshuggah. Tutte le tracce presenti sono di pregevole fattura, ma spiccano nella tracklist “The Burning Of Methuselah”, contenente un assolo che Kant classificherebbe nel sublime dinamico della Critica del Giudizio, la tenebrosa “State Of Persistance” e “Furnace Of Creek”.
Il minutaggio è perfetto, gli Adimiron riescono a non stancare mai l’ascoltatore e si può tranquillamente dire che non ci sono cali di tensione nel disco: ascoltandolo si coglie la precisione maniacale dei Nostri, nessun suono è lasciato al caso, dalle voci fuori campo di “Ayahuasca” alle ritmiche terremotanti, con tanto di assoli al seguito, presenti nel resto del lavoro. Ogni canzone sembra possedere un’anima autentica, caratteristica assolutamente non scontata al giorno d’oggi. Molte band, anche più “altolocate”, dovrebbero prendere spunto dagli Adimiron.
Timelapse è un lavoro ineccepibile, sembra essere quasi il manifesto della nuova musica estrema made in Italy e non solo. L’escalation continua della band nostrana sta consacrando gli Adimiron nel panorama metal internazionale, e questa ultima fatica è un acquisto assolutamente consigliato agli amanti di sonorità vorticose e drammatiche.
8.0