(Tenacity Music, 2014)
1. Welcome to the Stud Farm
2. Party Hard
3. Through the Eyes of Machete
4. Days of Rage
5. The Rise of Nothing
6. Morning Wood
7. Viols Désinvoltes
8. Cock’n Bulls
9. Today Will End
10. Sex For Free
11. Big Dick
12. Dirty
In una fattoria di Nyon, nella sempre neutrale Svizzera, nascono i Voice Of Ruin, band composta da cinque ragazzi che hanno deciso di abbandonare il mondo dell’agricoltura in favore di quello musicale. I loro nomignoli sono alquanto originali: Randy Bull alla voce, Nils Bag e Tony Cock alle chitarre, Erwin Van Fox al basso ed alle clean vocals ed infine Oli Dick dietro le pelli. Se ancora non l’avete capito la tematica fondamentale trattata da questa band è il sesso. Già il titolo di quest’opera è abbastanza evocativo, Morning Wood infatti, per chi non lo sapesse, tradotto dallo slang americano non è altro che l’erezione mattutina.
Ovviamente questi ragazzi non sono i primi né saranno gli ultimi a parlare di sesso, ma il modo in cui lo fanno è simpatico e senza peli sulla lingua. Se vogliamo, l’originalità sta nel fatto che non suonino glam metal, bensì del metalcore con qualche piccola influenza thrash e death, ma senza aggiungere niente di nuovo o particolare. Ad ogni modo questo è il loro sophomore album: il primo, omonimo, uscì nel 2011 consacrandoli tra le migliori band metal svizzere. A darci il benvenuto nella fattoria più osé di tutta la svizzera troviamo “Welcome To The Stud Farm”, brano pesante che subito aiuta ad ambientarci. La successiva “Party Hard” non dà segni di cedimento, sfornando riff taglienti ed adrenalinici sostenuti da una batteria martellante. Una caratteristica molto interessante sono i riff in palm muting molto catchy presenti in tutto il full-length, che regalano all’ascoltatore una fortissima energia. A sorpresa tra i primi brani della tracklist è presente un tributo ad una piccolo “capolavoro” del cinema trash come Machete, il brano si intitola “Through The Eyes Of Machete” ed è anche uno degli episodi più interessanti dell’intero disco, in cui i Nostri danno libero sfogo alla loro rabbia repressa e si dimostrano molto abili ad usare i cambi di tempo e ad alternare parti veloci a quelle più lente, creando così una dinamica abbastanza interessante.
La voce di Bull è sempre molto sporca, di fatto uno scream in pieno stile hardcore, e non è espressa solamente in inglese, ma anche in francese, come ad esempio in “Viols Désinvoltes”, con una cadenza è sempre intrigante e adatta: particolarmente divertente il testo francese di “Sex For Free”, che sembra essere una disperata richiesta di quello che più vogliono i ragazzi, magari anche gratis. Tornando all’aspetto tecnico invece, probabilmente i Voice Of Ruin avrebbero potuto inserire un maggior numero di assoli per spezzare la formula che, al di là delle tematiche trattate, risulta fin troppo semplice alla lunga; vista poi la bontà dei pochi soli registrati, ci si chiede davvero perché i cinque elvetici non ne abbiano fatto un uso maggiore.
Certamente una band del genere non passa inosservata: tolta la componente goliardica, la formula musicale non è niente di nuovo, ma l’album tutto sommato è divertente e spassoso. Se in futuro diventeranno più originali allora potranno fare un salto di qualità, per ora restano allo stesso livello di tante realtà simili pur distinguendosi per il loro più o meno apprezzabile senso dell’umorismo.
6.5